La moda a basso costo nel mondo Fast fashion, fenomeno rischioso
Settore dell’abbigliamento che realizza abiti di bassa qualità e li trasforma in articoli usa e getta
La fast fashion è un settore dell’abbigliamento che realizza abiti di bassa qualità a prezzi ridotti e che lancia nuove collezioni in tempi brevissimi, trasformando i vestiti in articoli usa e getta. Tutto questo genera un grave problema per l’uso sfrenato di materie prime e per la produzione di enormi quantità di rifiuti.
La prima persona che subisce i danni della moda usa e getta è il lavoratore perché percepisce un salario molto basso e perché spesso si ritrova a lavorare in condizioni disumane, bambini compresi. A livello globale ogni anno vengono acquistati 80 miliardi di nuovi capi di abbigliamento, la cui maggior parte viene prodotta in Cina e in Bangladesh. Ogni anno solo nell’Unione europea vengono gettati via 5 milioni di tonnellate di vestiti e calzature: l’80% di questi finisce in inceneritori, discariche o nel sud del mondo.
La proliferazione della fast fashion ha avuto un impatto ambientale senza precedenti. Basti pensare che, rispetto al 2000, nel 2014 si sono acquistati a livello globale il 60% di abiti in più e che la durata della loro vita si è dimezzata. Le aziende della moda che nel 2000 offrivano due collezioni l’anno nel 2011 ne offrivano ben cinque. A fronte di questi dati è evidente come la fast fashion sia responsabile del ben il 10% delle emissioni serra sul pianeta, per non contare lo sfruttamento e l’inquinamento delle acque, altro grande problema spesso sottostimato.
Si è valutato che il 20% dell’inquinamento delle acque derivi dai processi di tintura e lavorazione dei tessuti e che ogni anno ben l’85% dei prodotti tessili fabbricati finisca in discarica. La sostenibilità della fast fashion rimane una sfida e richiede un cambiamento significativo nell’industria dell’abbigliamento per ridurre l’impatto disastroso sull’ sull’ambiente.
E’ fondamentale considerare alternative più sostenibili come la scelta di marchi che adottino pratiche di produzione responsabili e sostenibili che, anche se più costose, sono la scelta migliore. Le nostre scelte impattano inoltre sulle vite degli operai che per sottostare alla dura legge di mercato accettano di lavorare in condizioni molto precarie.
In Bangladesh il 24 aprile 2013 il Rana Plaza che ospitava appartamenti, negozi, laboratori tessili di diverse industrie della fast fashion, crollò perché la struttura non era abbastanza forte da sopportare il peso dei macchinari: ci furono 1.138 morti e circa duemilacinquecento feriti.
Il giorno della chiusura di Magazzini Chiarugi, storico negozio di Pontedera, abbiamo intervistato il titolare Marco Chiarugi.
Signor Chiarugi, il negozio è di sua proprietà? «Sì, è di mia proprietà. L’hanno fondato i miei genitori nel 1968. Ho iniziato a lavorarci negli anni ‘80, appena finiti gli studi. E sono soddisfatto, ho sempre dato il massimo».
Ha subìto dei danni a causa dei negozi che vendono merce a basso costo? Se sì, come ha superato questa crisi? «Negli anni ’80 vendevo il pronto moda, poi anche altri negozi hanno iniziato e abbiamo avuto concorrenza. Il lavoro è stato ridotto perché la clientela aveva tante possibilità di scelta».
Si è adeguato comprando merce di qualità inferiore? «Abbiamo cercato di differenziarci con prodotti qualificati».
Le piacerebbe che qualcun altro continuasse il suo mestiere per non chiudere un negozio storico? «Può dispiacere, ma è un’attività difficile e impegnativa e rischiare di darla in mano a qualcuno che non vuole impegnarsi mi dispiacerebbe».
Nel suo negozio hanno lavorato molte donne, scelta casuale o voluta? «Tante, abbiamo iniziato ad assumere ragazze e allora abbiamo continuato».
Pensa che Pontedera potrà tornare una città dal commercio di qualità? «Mi auguro che in futuro tornino di moda i capi di qualità. La moda usa e getta inquina».
Articoli, foto, disegni sono realizzati dalla 2^ B della Secondaria di primo grado Curtatone e Montanara di Pontedera: Maria Giulia Angiolini, Duccio Belli, Mattia Benedetti, Diana Bezzi, Sofia Bratsu, Pietro Brogi, Mirko Cantini, Diego Casini, Andrea Cassioli, Annalisa Cavallini, Niccolò Cavallini, Alessia Ceccanti, Ambra Coffaro, Chiara Rita Collura, Claudio De Biasi, Rachel Errede, Chiara Fusai, Amelia Lapira, Sara Lazzereschi, Emily Marku, Bianca Panaiotti, Gabriele Sani, Enea Saraci, Margherita Sbrana, Matteo Tummarello, Angelica Turini, Ilenia Zocco.
Docenti tutor Rosanna Di Brina e Luca Bevilacqua.
Dirigente scolastica Maura Biasci