ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Micali di Livorno (LI) - 3A

Nativi digitali in trappola L’altra faccia della globalizzazione

Studenti analizzano gli effetti negativi della connessione globale sulla loro generazione

«La globalizzazione è un processo di connessione continua, commerciale e culturale, diffusa a livello globale che comprende anche e soprattutto i ragazzi, influenzando tutti i nostri comportamenti quotidiani: i nostri modi di vivere, moda, abitudini, sport ecc». Siamo partiti da questa definizione e in classe abbiamo fatto ulteriori ricerche che ci hanno portato a riflettere su questo argomento per noi importante. La globalizzazione si manifesta in diversi modi: con l’uso di parole inglesi o straniere nel linguaggio quotidiano, con la diffusione sempre più estesa di grandi catene di: fast food (McDonald’s, KFC, Burger King) in tutto il mondo, di ristoranti, di vestiti (per esempio Nike, Adidas ecc..). Pertanto, la globalizzazione influenza il nostro stile di vita. Quindi è una cosa positiva o negativa? Dopo un lungo dibattito in classe è saltato fuori che, nonostante la globalizzazione abbia incrementato il commercio e la connessione tra le persone, ha anche secondo noi innumerevoli effetti negativi: il primo è l’omologazione, che è il fenomeno che porta noi adolescenti a uniformarci alla massa; il secondo è lo stereotipo che i mass media ci trasmettono della persona perfetta che spesso è irreale e irraggiungibile. Il modello proposto abbassa la nostra autostima provocando a volte sconforto e rassegnazione lasciandoci spesso rattristati. Vivendo sui social tutti i giorni ci accorgiamo che le interazioni reali con gli altri ragazzi della nostra età sono sempre più rare: questo non favorisce una crescita sana e anzi rafforza gli stereotipi che ci vengono proposti dai social. Questa situazione ci porta a pensare che tutti i nostri problemi debbano rimanere nascosti. Tutto ciò è la causa di minori interazioni tra noi ragazzi, poiché siamo costantemente legati ai dispositivi elettronici e questo provoca anche un’elevata difficoltà nel mostrare agli adulti i nostri sentimenti e le nostre imperfezioni.

Inoltre, dietro lo schermo, oltre ai nostri amici, ci sono i cosiddetti “leoni da tastiera”, persone che commentano in modo offensivo i nostri post, spesso addirittura sono proprio persone adulte ad accanirsi contro di noi. Ciò che abbiamo detto finora può spesso portare alla depressione, uno stato d’animo che può sfociare in gesti di autolesionismo o addirittura può provocare la morte, come abbiamo visto nel recente caso di Davide Garufi, un tiktoker che si è tolto la vita recentemente per la troppa pressione provocata dai social e dagli insulti a lui rivolti. Quindi in conclusione ci chiediamo: Noi vogliamo veramente sottostare a queste regole?

 

Ci siamo posti queste domande: Posso essere me stessa/o? Se non mi uniformo mi accettate? Se non fossi condizionata/o come sarei? Noi adolescenti ci imponiamo dei modelli, dei ragazzi per noi perfetti da ogni punto di vista che rispettano i canoni di bellezza, sagome con un corpo perfetto, all’altezza di ogni aspettativa scolastica e non, in grado di mantenere relazioni sane con i pari e che non si lascino condizionare dal pensiero altrui. A quest’ età è facile farsi influenzare e si è soggetti a molte pressioni che portano a uniformarsi in tutto. A causa dei social questo avviene molto più velocemente.

La maggior parte di noi pensa che sia un argomento difficile da affrontare con l’adulto di riferimento. Su di noi vengono riposte molte aspettative e ci facciamo in quattro per non deludere gli altri.

Bisogna essere belle/i per far colpo su qualcuno, essere pieni di amici, studiare, avere un corpo perfetto ma allo stesso tempo uscire e curare la propria vita sociale senza avere crolli emotivi e dare sempre prova della nostra maturità. C’è chi pensa di non essere all’altezza e che questi standard servano solo a evidenziare ancora di più i nostri difetti.

Tutti dovrebbero avere un proprio stile e delle proprie abitudini senza avere paura di essere giudicati o emarginati, ma d’altro canto le impressioni degli altri influiscono e portano a mettere in discussione noi stessi. Non possiamo e non vogliamo essere tutti uguali, perché sarebbe noioso e non emergerebbe la nostra bella personalità!

 

Questa pagina del Campionato di giornalismo è stata realizzata dagli alunni: Acconci Leo, Anatrella Denise, Bruno Jacopo Carlo, Campanile Davide, Caso Francesco, Cutrufo Francesco, Fanucchi Francesco Maria, Felici Arianna, Ferrari Elettra, Galli Anna Livia, Gemignani Adele, Gerardi Filippo, Gonzales Peres Bryan Julio Cesar, Liuzzi Allegra, Martini Libero Duccio, Palagi Matteo, Paoli Tommaso, Rispoli Greta, Rocchi Marta, Satriano Davide, Sorrentino Maria Giulia, Tedeschi Anna.

Insegnanti tutor: prof.ssa Giorgia Bacci/prof.ssa Anna Naviglio. 

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