ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Francesco Redi di Bagno a Ripoli (FI) - Classi Terze

Moda veloce, scelte consapevoli? Giovani e fast fashion: il report

Una nostra indagine svela motivi e abitudini d’acquisto dei ragazzi tra 11 e 14 anni

«Bello, lo voglio!». Basta un click, un messaggio o una passeggiata per trasformare desideri in acquisti. Lo sanno bene le famiglie di ragazzi tra gli 11 e i 14 anni che crescono velocemente, rinnovano il guardaroba, influenzano le decisioni. Ma cosa scelgono? Fast fashion! È un modello produttivo molto diffuso negli ultimi anni: offre vestiti sempre alla moda a prezzi convenienti seppur a discapito, secondo alcune indagini, della qualità e della sostenibilità. Per capire la dimensione di questo fenomeno abbiamo condotto un’inchiesta tra alunni e alunne della nostra scuola e abbiamo raccolto le risposte di 251 studenti su abitudini d’acquisto e consapevolezza dell’impatto ambientale e sociale del fast fashion. I risultati emersi sono stati interessanti e, in alcuni casi, sorprendenti. Secondo il sondaggio, l’83,5% degli intervistati acquista da brand di fast fashion molto diffusi.

Oltre la metà lo fa di frequente, da una volta a settimana a una ogni tre mesi, indicando come motivi: «per seguire le ultime tendenze», il 34,8%, «spendendo poco» il 33,6%. Tuttavia, molti studenti non erano consapevoli del grosso impatto ambientale di questo settore. In media il 73% degli intervistati non conosceva quanto inquinasse, quanti rifiuti, nonché quante emissioni generasse. Le risposte hanno evidenziato che solo una piccola percentuale era a conoscenza del fatto che la moda veloce fosse una delle industrie più inquinanti al mondo, responsabile di un’enorme quantità di emissioni gas serra, nonché spreco di risorse idriche. D’altro canto, la maggior parte dei ragazzi, il 74,1%, sapeva di indagini sullo sfruttamento del lavoro minorile legato a tale produzione. Il dato più interessante, però, è forse l’ultimo: molti studenti, adesso informati, si mostrano interessati a cambiare le proprie abitudini, ma dubitano di poterlo fare. Oltre il 39,4% dichiara «voglio fare scelte più sostenibili» o similari, ma il 40,2% risponde «forse, ma dipende dai costi e dalla disponibilità». Ciò suggerisce che, anche di fronte a una maggiore conoscenza del problema, la convenienza economica e la forza delle mode tendono a prevalere sulle scelte etiche. Per contrastare il fenomeno del fast fashion, una possibile soluzione potrebbe essere quella di promuovere l’usato, solo il 12% lo pratica «spesso», o rendere più accessibili i prodotti sostenibili, abbassandone i prezzi e promuovendo un modello di consumo più responsabile. Resta la domanda: sapere è sufficiente a cambiare le nostre abitudini?

 

Il fast fashion è un fenomeno controverso: economico e accessibile, ma poco sostenibile.

Ne abbiamo parlato con Alessia D’Errico, retail merchandiser e planner di Liu Jo Uomo. L’esperta ha spiegato che con «fast fashion» si fa riferimento a modelli produttivi che prediligono basso costo del lavoro e tempi rapidi di produzione. Tuttavia, le collezioni vengono progettate molto tempo prima di essere immesse sul mercato e ciò rende il termine «fast« in parte inappropriato. Il problema delle condizioni precarie e dei salari bassissimi dei lavoratori, invece, esiste ed è una realtà a cui lei si dichiara fermamente contraria.

La moda veloce inquina molto, i processi produttivi causano danni all’ambiente. Per questo la sostenibilità rappresenta un valore importante per la moda e molti brand stanno introducendo capsule collection eco-sostenibili. Si può garantire che un marchio sia sostenibile per lavoratori e ambiente? Secondo Alessia, alcune aziende lo fanno già e scelgono di lavorare solo con fabbriche in grado di fornire certificazioni specifiche, che attestano il rispetto delle normative vigenti. Il consumatore può distinguere un capo sostenibile da uno che non lo è? È possibile con le etichette dedicate apposte sui capi, anche se il labelling associato cambia da brand a brand. Perché è inarrestabile? Per D’Errico lo sarà finché il potere di spesa della maggior parte delle persone rimarrà mediamente basso. Ciò che conta per molti consumatori è acquistare ciò che piace al prezzo che ci si può permettere, più che investire in capi sostenibili e durevoli.

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