Alla scoperta degli antichi mestieri «Un patrimonio da difendere»
La nostra inchiesta sulle professioni che sono scomparse ma custidiscono le tradizioni
Il mondo di oggi è sempre più moderno e tecnologico, per questo motivo ricercare e riscoprire i mestieri di un tempo è stato molto bello e istruttivo e ci ha fatto apprezzare ancora di più le tradizioni e le radici del nostro territorio. La nostra Vallata, il Casentino, è una terra ricca di tradizioni e antichi mestieri che sono stati tramandati di generazione in generazione e rappresentano un patrimonio culturale che merita di essere riscoperto. Noi bambini dalla nostra ricerca, sugli antichi mestieri del nostro territorio, abbiamo scoperto che nel passato esistevano tanti lavori interessanti e importanti che oggi non vediamo più. Ecco alcuni mestieri che abbiamo trovato: il carbonaio, l’arrotino, il mugnaio, il cestaio, il lattaio, il cenciaiolo, il seggiolaio e il bigonaio.
IL CARBONAIO Andava nei boschi tagliava la legna che veniva accatastata e coperta per poi essere bruciata seguendo una specifica procedura.
L’ARROTINO Affilava i coltelli, si muoveva in bicicletta e una volta ribaltata diventava il suo tavolo da lavoro.
IL MUGNAIO Aveva il compito di trasformare il grano in farina grazie al suo mulino ad acqua.
IL CESTAIO Fabbricava le ceste con i rami di salice e vimini, la lavorazione dei cesti veniva fatto nei mesi invernali.
IL LATTAIO Tutte le mattine consegnava a domicilio il latte fresco alle famiglie.
IL CENCIAIOLO Era un venditore di stracci vecchi e usati.
IL SEGGIOLAIO Andava per le case a riparare le sedie.
IL BIGONAIO Artigiano che costruiva i bigoni recipienti di legno che venivano usati per la vendemmia. La loro scoperta ci ha permesso di comprendere l’importanza delle tradizioni e della manualità. Molti di questi mestieri sono scomparsi o sono stati sostituiti dalle nuove tecnologie. In questa ricerca abbiamo voluto riportare alla memoria alcuni di essi per non dimenticarli e per ricordare che ogni lavoro, per quanto piccolo o grande, ha un valore immenso. Questi mestieri rappresentano un’importante eredità culturale e sono un esempio di come le tradizioni artigianali possono essere preservate e valorizzate nel tempo. Questo viaggio nel passato è stato per noi affascinante e istruttivo e ci ha fatto apprezzare di più le tradizioni e le radici della nostra Comunità.
Giovedì 20 febbraio abbiamo intervistato il signor Mauro Roselli l’ultimo bigonaio di Moggiona.
Come hai iniziato? «Ho cominciato da piccolo, dopo la scuola, avevo 14 anni e dopo il militare ho deciso di intraprendere questo lavoro nella bottega del mio babbo, anche lui era un bigonaio».
Cosa ti ha ispirato? «Non era la mia ispirazione ma a quel tempo bisognava lavorare».
Quali sono i principali materiali che utilizzavi per la costruzione di un bigone? «Legno di abete. La Forestale concedeva ad ogni bigonaio soltanto tre abeti all’anno. La scelta dell’abete da abbattere era molto importante ,si doveva essere sicuri che da quello prescelto si potessero ottenere doghe diritte e con pochi nodi».
Quali sono le tecniche più importanti nella realizzazione dei bigoni? «Dopo aver tagliato il legno in doghe, l’abilità del bigonaio sta nell’incastrare le doghe affinchè non ci siano perdite di liquido. Se le doghe non combaciavano perfettamente noi bigonaio dicevamo che ’ridevano’».
Hai dei trucchi del mestiere? «Non ci sono segreti o trucchi del mestiere, è un’arte che richiede pazienza, precisione e tanta abilità».
Come pensi di mantenere viva questa tradizione? «Per mantenere la memoria di questo tradizionale mestiere la Pro Loco ha realizzato la «Bottega del Bigonaio» inserita nella rete Eco Museo del Casentino.
Bartolini Emma, Bocanet Andrei, Cargi Niccolò, El Idrissi Khadija, Focacci Giordano, Ghinea Leonardo, Horhola Nina, Iancu Emma, Inverno Alessandra, Lazar Cristian, Miron Efrem, Nasturas Anamaria, Nottoli Margherita, Pajaziti Kanita, Pinotti Emanuele, Rosadini Pietro, Rossi Ennio, Singh Yuvraj, Storri Gioia, Tomi Leonardo. Tutor: Stefania Bruno Alessandra Mucci