Curiosità e detti popolari Quello che non trovi nelle guide
La Firenze sconosciuta ai più, fatta di leggende e storie tramandate di generazione in generazione
Firenze: città d’arte, culla del rinascimento, patria di Dante e dell’italiano vero; tra le sue strade, le piazze e i mercati, il fiorentino ha creato un vocabolario tutto suo, tramandando di generazione in generazione leggende, curiosità e modi di dire che spesso non si trovano nei libri. Scoprire questi racconti vuol dire conoscere la città con occhi diversi, più attenti e pieni di meraviglia perché Firenze non è solo un museo a cielo aperto ma anche un posto pieno di misteri da ascoltare. Zaino in spalla, partiamo per un viaggio tra alcuni dei posti più curiosi della città. Camminando per i vicoli fiorentini vi potrebbe sembrare che i numeri civici siano sbagliati. Non vi preoccupate, non vi siete persi, ma dovete stare attenti al colore: a Firenze le case sono numerate con il colore blu o nero, mentre i negozi sono numerati di rosso. Se volete comprarvi qualcosa durante il tragitto, non potete non fare un salto alla loggia del mercato nuovo: se osservate bene, lì troverete un tondo di marmo, famoso come «pietra dell’acculata».
Qui, le persone che avevano i debiti venivano incatenate, venivano calati loro i pantaloni e battevano il sedere per terra. Se durante la passeggiata vi viene voglia di una pausa e un bel bicchiere di vino, sparse sui muri del centro storico vicino ai portoni potete trovare le «buchette del vino», che, nel ’500, erano utilizzate per vendere il vino alle persone che passavano. Se siete alla ricerca di un po’ di fortuna potete andare in piazza Santissima Annunziata e provare a contare il numero delle api che sono sulla placca della statua equestre di Ferdinando I de’ Medici. La statua è una delle ultime opere del Giambologna, portata a termine nel 1607: l’ape regina rappresenta il Granducato di Toscana e le api rappresentano i fiorentini.
Si dice che chi riesce a contare le api senza toccarle con le dita sarà baciato dalla fortuna. Non può poi mancare una visita al monumento più famoso di Firenze: il Duomo.
Mentre vi dirigete alla biglietteria, proprio su quel lato, vi sfidiamo a trovare un toro scolpito sul doccione. L’origine di questa testa è dubbia: alcuni dicono sia un omaggio per i carri da lavoro. I più maliziosi, invece, raccontano che la testa di toro fu il gesto di un capomastro che lavorava alla costruzione del Duomo e che aveva una relazione con la moglie di un fornaio che abitava lì davanti. Dopo che la donna venne allontana, per vendetta, l’amante decise di scolpire il toro proprio rivolto verso la casa del marito tradito.
«Quando Monte Morello c’ha il cappello, fiorentino piglia l’ombrello» è uno dei proverbi più conosciuti a Firenze e avvisa di coprirsi con l’ombrello perché sta per piovere. I modi di dire e i proverbi sono brevi frasi della vita quotidiana che si tramandano di generazione in generazione e ci aiutano a capire come pensavano e parlavano le persone nel passato. La redazione dell’Associazione ha intervistato nonni, genitori e conoscenti per raccogliere informazioni sulla tradizione popolare. Tra i detti più famosi ci sono: «Bucaioli c’è le paste»: le mogli chiamavano così i mariti che lavorano in Arno – i renaioli – all’ora di pranzo. «Piove, governo ladro»: quando il governo della città mise la tassa sull’occupazione pubblica delle grondaie dei tetti, la gente cominciò a costruirle più strette e quando pioveva le persone si bagnavano. «Tu se’ più grullo della capra de’ pompieri»: i pompieri avevano una capra che scappava dalla caserma e andava a cercare l’erba in piazza della Repubblica e in piazza della Signoria. «Meglio avè paura che buscanne»: significa che la prudenza non è mai troppa. «Senza lilleri ’un si lallera»: vuol dire che senza i soldi si fa poco. «Si fa come i’ Nardi che da presto fece tardi»: significa che se perdi tempo a chiacchierare, a prendere decisioni o a prepararti, fai tardi. Il proverbio nasce da una rivolta fatta a Prato durante il Rinascimento da Bernardo di Andrea Nardi.
«Brozzi (o Sesto), Peretola e Campi, Dio li fece e buttò via gli stampi»: indica un giudizio negativo nei confronti delle persone che abitano in questi posti. E voi, ne conoscete altri?
Di seguito sono riportati tutti i nomi dei protagonisti che hanno collaborato alla realizzazione della pagina.
Ecco la redazione del corriere dell’associazione Trisomia 21 aps: Edoardo Orofino, Viola Serena Masi, Michele Messina, Marwa Taffah, Alessandra Gamberi, Laura Lucioli, Armando Fortunato, Anaita Safai, Alessia Balduzzi, Andrea Luciani, Camilla Bottino, Dharma Bencini, Francesca Sera, Francesco Cioppi, Tommaso Guicciardi.