ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola in Ospedale Coniglietti Bianchi di Perugia (PG) - Redazione

Non mi piace schioppare il tempo Scrivere per dilatare l’esistenza

L’esperienza dei laboratori di scrittura autobiografica nella Scuola in Ospedale

Non mi piace schioppare il tempo, sciuparlo, mi piace viverlo in tutte le sue sfumature, anche quelle più buie e tetre”. Era la primavera del 2023 quando la maestra “mi costrinse” a partecipare al laboratorio di scrittura autobiografica.

Pensai a mille scuse per sottrarmi, ma già al primo incontro sperimentai che quella scrittura non erano “i compiti”, ma una possibilità di libertà, creatività e scoperta continua di sé e degli altri. Un filo diretto tra cuore e mente, che aprì la mia esperienza personale ad un registro simbolico, metaforico, che meglio lasciava fluire l’espressione del mio mondo interno. Scoprivo nuove risorse, ero libera di esprimere ciò che sentivo senza rispettare la sintassi; tramite gli incipit che ci proponevano si apriva uno spazio fecondo di ricerca in cui il mio vissuto, la mia rabbia, il mio dolore, potevano essere risignificati ed assumere una nuova forma, più accettabile e positiva.

Nel prezioso libricino che ci aveva donato la maestra vedevo le parole scorrere libere, spontanee, arrotolarsi tra loro alla ricerca di un senso, del mio senso all’esperienza e mentre mettevo nero su bianco tutta la mia inquietudine, il cuore trovava sollievo! Stavo curando le mie ferite e in quella tragicità che vivevo ritrovavo le ali della leggerezza per pensarmi nel futuro le parole divenivano maree di bellezza trasparente, semi di un frutto, voglia e desiderio di vento. Potevo riconoscermi e ricucire frammenti di vita che erano stati cancellati dallo tsunami della malattia, ricomprendermi in quello stato e in quel momento della mia esistenza, creando ponti tra il prima e il dopo, che mi consentivano di attraversare le emozioni scisse, i due poli incomunicabili che stavo costruendo in me e ricomporli, riconoscendo una continuità a quella frattura che stava mandando in frantumi tutto il mio mondo, esterno ed interno.

Dopo la paurificazione c’è la speranza e io mi sento fortunata, libera e speciale. La mia consapevole emozione, è una rinascita. Gli spunti di scrittura non si esaurivano nella malattia, ma comprendevano una prospettiva temporale ed esistenziale più ampia. Allargavano lo sguardo, offrivano una tregua immaginativa, fili conduttori che spaziavano tra ricordi, luoghi significativi della vita, conquiste, svolte, passioni, memorie sensoriali.

Cosa ho imparato da quegli incontri? In quegli incontri ho imparato a ricordare, a scrivere, a desiderare, ma soprattutto ho imparato a conoscere altri ragazzi e ragazze, ho visto il loro sorriso e la possibilità di credere insieme a me.

 

Marina Biasi, esperta di scrittura autobiografica secondo il metodo della Lua.

Perché farci scrivere con la penna libera? «La vostra maestra ha partecipato a un laboratorio per docenti e si è talmente divertita che ha pensato di riproporre l’esperienza a voi».

Che significa scrivere con la penna libera? «Dopo le indicazioni di scrittura, ognuno può scegliere come scrivere senza preoccuparsi di lunghezza, stile, sintassi. Fidarsi e affidarsi alla penna non farà mai andare fuori tema!».

Quando c’è stato il primo laboratorio in reparto, chi sono stati i primi scrivani? «Nel 2017 e i primi scrivani erano alunni di scuola primaria. In seguito si sono aggiunti, con molta curiosità e fervore, adolescenti e giovani adulti che hanno trovato nella penna e nel quaderno compagni preziosi per raccontarsi, riconoscersi, stupirsi».

Come si fa a superare la paura della “pagina bianca fuori e dentro di sé”? «Per prima cosa leggo una poesia o un breve racconto, mostro immagini, faccio ascoltare musiche e suoni per aiutare a entrare in contatto con il proprio mondo emotivo e trasformarlo in parola scritta senza la paura del giudizio di chi ascolta. Il tema della malattia emerge, ma sempre trasfigurato e incluso in una dimensione che connette e cuce gli strappi. La scrittura si fa così “levatrice” di un nuovo modo di raccontare la propria fragilità». Gli scrivani ringraziano di cuore la dottoressa Marina Biasi per averli guidati con delicatezza e professionalità nei loro percorsi. I laboratori sono stati uno spazio vitale di grande intensità emotiva e di leggerezza, uno sguardo su di sé sempre aperto alla speranza e al futuro.

Ionut, Emily, Nuran, Giorgia, Sofia, Mattia, Antonio, Alessia, Giuseppe, Enedio, Rebecca, Davide, Dion, Adrian hanno “liberamente” elaborato i loro scritti con la tutor Melania Scarabottini e le docenti Katia D’Andrea e Raffaela Massucci. Grazie al dirigente scolastico Fabio Gallina per il sostegno e la vicinanza.

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