Alla scoperta degli Etruschi Viaggio fra le tombe e il museo
Gli studenti raccontano le visite al Tumulo di Montefortini e ad Artimino. Fra storia e lunghi restauri degli oggetti, le testimonianze di una civiltà antica e affascinante
Un viaggio nel tempo, alla scoperta delle radici etrusche del territorio. Gli alunni della classe 5ªB hanno avuto l’eccezionale opportunità di immergersi nella storia, visitando le tombe di Montefortini e il Museo Archeologico di Artimino.
La visita ha offerto un’occasione unica per approfondire la conoscenza della civiltà etrusca, ammirando reperti di inestimabile valore storico e artistico ed ha arricchito il bagaglio culturale e lasciato un segno indelebile nella memoria. Gli studenti, catturati dalle parole della guida Alice che li ha accompagnati in questo splendido viaggio nel passato, hanno deciso di riportare il «diario» della visita.
«La prima tappa – spiegano gli studenti – è stata il tumulo di Montefortini, eretto nel VII secolo a.C. e considerato dagli Etruschi un’opera unica. Questa imponente struttura, adagiata su una collina artificiale e circondata da arenaria, si innalza con un diametro di 70 metri e un’altezza di 12 metri. All’interno, una camera circolare con un pilastro centrale, concepito per sostenere una cupola, testimonia l’ingegno costruttivo etrusco. Un corridoio di 13 metri e un vestibolo di 2,10 metri per 2,50 metri conducono alla stanza principale, dove il corredo funerario del principe di Montefortini, cremato, riposava insieme a oggetti di inestimabile valore: avori, utensili in bucchero, oro e la celebre coppa di vetro turchese. La seconda tomba, di dimensioni più contenute, presenta una camera rettangolare con tetto a doppio spiovente. Purtroppo, questa struttura fu violata dai tombaroli, che distrussero il tetto del vestibolo e saccheggiarono il contenuto, lasciando solo frammenti di vasi e urne cinerarie».
La scoperta dei reperti è curiosa: «Il 21 febbraio 1965, quattro giovani pratesi – proseguono gli alunni portarono alla luce questo tesoro sepolto, estraendo frammenti di cotto e lastroni. Gli archeologi, evitando di rimuovere la massiccia porta d’accesso, penetrarono nel tumulo attraverso il tetto crollato, svelando un corredo funebre di straordinaria ricchezza. Gli scavi sono durati svariati anni ma le tombe sono state esposte al pubblico dal novembre 1966». Infine, tappa al Museo Archeologico di Artimino: «Custodisce – conclude il viaggio degli studenti – ed espone i tesori rinvenuti nel tumulo di Montefortini. Tra i reperti più significativi, l’incensiere simbolo del museo, gli incensieri gemelli, il corredo della tomba del guerriero, frammenti d’avorio, urne, modellini delle tombe, ceramiche, la coppa di vetro turchese, statuette e un’anfora per il vino».
Curiosità sulle tombe? Le spiega la direttrice del museo, l’archeologa Maria Chiara Bettini, invitata in classe.
Perché il Museo è intitolato a Francesco Nicosia? «Era l’archeologo che ha condotto le principali campagne di scavo nella zona e che ha permesso di riportare alla luce le importanti testimonianze della civiltà etrusca presenti ad Artimino».
Come avete scoperto che la tomba a tumulo era del principe di Montefortini?«La tomba venne attribuita al principe di Montefortini basandosi non solo sulla ricchezza degli oggetti componenti il corredo funerario, ma anche grazie alle analisi svolte sulle ceneri all’interno del vaso cinerario».
Perché gli oggetti delle tombe li avete portati al museo? «Perché vanno conservati in ambienti più favorevoli: le condizioni ambientali nelle tombe possono compromettere i manufatti.
Inoltre, in questo modo, non possono essere rubati».
Come avete scoperto che la tomba più piccola era più giovane rispetto all’altra? «La tomba saccheggiata è stata definita più giovane grazie all’osservazione degli oggetti rinvenuti, che presentano uno stile più recente, ma anche grazie all’analisi della terra. Infatti, i terreni usati per costruire le due tombe risultano essere diversi e sovrapposti l’uno all’altro».
Da dove viene l’incensiere? «Quello diventato simbolo del museo di Artimino è stato ritrovato nella necropoli di Prato Rosello».
Questa pagina è stata realizzata dagli alunni della classe quinta B della scuola elementare «Lorenzo il Magnifico» di Poggio a Caiano.
Studenti-cronisti: Denise Alfano, Nicole Amore, Arsidio Bala, Cecilia Cianchi, Gioia D’ Amico, Maria Giulia Ghiaus, Linfeng Hong, Gianni Jin Bo Hu, Roufei Li, Sisi Lin, Angelo Lin, Alice Shuyi Ma, Natalia Maria Manea, Paola Marciano, Cosimo Mari, Leonardo Molinaro, Giulia Raugei, Thomas Sallustio, Leo Scopetani, Martino Vieri.
Insegnanti-tutor che hanno coordinato il lavoro degli studenti: Azzurra Ghizzani, Giuseppe Paolo Montella.
La dirigente scolastica dell’istituto comprensivo «Filippo Mazzei» è la professoressa Silvia Torrigiani. Le vignette a corredo della pagina sono state realizzate dagli studenti.