Arte per fermare il razzismo Un murale contro i pregiudizi
Le nostre riflessioni sul razzismo con l’aiuto di Amnesty International
Nel 1948 viene approvata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Nonostante ciò, i diritti continuano a non essere rispettati. Nel 1961 alcuni studenti portoghesi vengono arrestati per aver brindato alla libertà. Peter Benenson lancia un appello per chiedere la loro liberazione e in tantissimi rispondono. Da qui nasce Amnesty e da allora lancia campagne per il rispetto dei diritti umani. Oggi questa associazione conta 10 milioni di soci che possono fare la differenza. Alla base dei diritti umani c’è la condanna di ogni forma di discriminazione che, come abbiamo capito grazie a Cecilia Nava, Emilia Giorgetti e Ovilda Zallocco, attiviste di Amnesty, si basa su pensieri completamente infondati. Ce lo hanno provato con una mappa che mostra le migrazioni della specie umana nel corso dei millenni: l’Homo Sapiens si è sviluppato in Africa, migrando poi verso l’Europa, l’Asia e infine in America.
Da sempre la specie umana migra. Grazie alla genetica, oggi sappiamo che il nostro DNA deriva al 50% da nostro padre e al 50% da nostra madre, e così a ritroso formando una catena infinita che si snoda nei millenni della storia dell’uomo. Questo significa che, come in un gomitolo, i fili si intrecciano, creando parentele più o meno lontane. In breve, siamo tutti cugini. Studi hanno dimostrato chela maggior parte delle nostre caratteristiche genetiche derivano da continenti di tutto il mondo, mentre la parte di DNA che proviene dall’Europa è appena lo 0,06%! Non esistono le «razze» a cui parte della popolazione crede di appartenere, ma tutti noi discendiamo da ogni Paese del mondo. Il razzismo è un pregiudizio verso persone con caratteristiche differenti dalle nostre e nasce dalla paura dello sconosciuto, dello straniero.
Ma si tratta davvero di questo, o siamo solo alla ricerca di qualcuno da incolpare per i problemi della nostra società? Ultimamente si parla spesso di tolleranza verso gli immigrati, ma tollerare è sinonimo di sopportare, quindi chi sopporta si ritiene superiore.
Dovremmo invece comprendere che non si tratta di sopportare un peso, qualcosa di troppo, ma di accoglierli e scoprire che portano un arricchimento culturale. Quando lo straniero è accolto, non può più essere definito tale. Purtroppo questo concetto è ancora lontano dai nostri ideali, dipendenti dal patriottismo di una volta, proprio perché siamo cresciuti sentendo i nostri nonni, e i nostri nonni sentendo i loro genitori parlare di nemici e di onorare il proprio Paese.
Abbiamo intervistato alcuni passanti sul tema del razzismo.
Non è stato semplice trovare persone disposte a risponderci, ma alcune sono state felici di farlo. Tutti hanno detto che aumentare il numero di immigrati regolari può rallentare il calo demografico e che è giusto dare la cittadinanza italiana a figli di immigrati nati in Italia o che hanno frequentato scuole italiane. Sulle altre domande ci sono state diverse opinioni.
L’Italia è un Paese razzista? «La metà degli intervistati ha risposto di no, chi ha risposto sì pensa che i più discriminati siano le persone nere, le donne, gli immigrati, LGBTQ+ e le persone con disabilità».
Ha mai assistito o subito atti di razzismo? «Qualcuno è stato discriminato all’Estero perché italiano, molti hanno assistito ad atti di razzismo ma non sono intervenuti.
Altri hanno detto di no.
Come combattere il razzismo? «Secondo gli intervistati dovremmo migliorare le politiche di inclusione».
Se il razzismo è presente, perché nessuno si dice razzista? «La risposta ci è arrivata quasi subito ed è piuttosto semplice: il razzista si vergogna perché sa di avere torto. Sa di avere la società (e la scuola) contro. Probabilmente il razzista che eravamo sul punto di intervistare si è nascosto con una scusa per non dover mettere la faccia in qualcosa di «pericoloso» per la sua reputazione».
Ecco i nomi della redazione: Ahad Abdul, Endri Beqiraj, Stanislav Birsan, Anastasia Cardillo, Gabriele Catino, Marco Cifani, Lorenzo Colatorti, Mbor Diongue, Asia Franciolini, Sara Giamberardini, Aida Hajdari, Luca Leone, Federico Marra, Davide Miceli, Riccardo Micheloni, Alice Morandi, Martina Morici, Elena Micol Pacifici, Ariana Palomino Alvarez, Francesco Pezzoli, Alessia Raccomandato, Rakesh Bin Rafik, Alexandra Romeo, Dennisi Sadri, Edoardo Selvi. Docenti: Silvana Vacirca e Isabella Baiocchi. Dirigente IC «O. Rosai» di Firenze: Rita Trocino.