Il disagio giovanile Linguaggio forte e violenza
A colloquio con Vescovo e Questore. Educazione, cultura, sport e rispetto le parole del cambiamento
Gli alunni della Don Milani dialogano con il Questore e il Vescovo.
Educazione, cultura, sport e rispetto le parole del cambiamento. In due mattinate intervistiamo il Questore dottor Santi Allegra, coordinatore delle forze di polizia, e il Vescovo Monsignor Mario Vaccari.
Le loro parole ci aiutano ad approfondire il tema del disagio giovanile nel nostro territorio, con particolare attenzione al linguaggio ‘forte’ e alla crescente violenza. Il Questore ci spiega che la nostra città, meno esposta rispetto alle metropoli, registra una malamovida non criminale, che a volte si manifesta in risse, schiamazzi, atti vandalici che recano fastidio ai residenti, senza la presenza di baby gang, ma caratterizzata da assembramenti spontanei di giovani.
Zone più colpite piazza Mercurio e via Cavour. Di norma le forze dell’ordine utilizzano volanti e telecamere sparse per il territorio; nel weekend ci sono pattuglie nelle zone centrali per intervenire subito e per controllare che i locali non forniscano alcol ai minorenni. La vita notturna vede coinvolti anche ragazzi di 14 anni, per cui il Questore ci parla della centralità dell’azione educativa da parte delle famiglie e della società. Le forze dell’ordine fanno opera di prevenzione attraverso iniziative come le Notti di qualità, in cui sono allestiti gazebo per informare i ragazzi sulle conseguenze dell’abuso di alcol e stupefacenti. Ci colpiscono le parole del Questore: «Non perdete mai di vista i valori, ragionate con la vostra testa e siate responsabili».
Il Vescovo racconta di conoscere la movida notturna del centro e confessa la difficoltà nell’incrociare gli sguardi dei ragazzi, quasi mettessero una barriera, ma è fiducioso: ci dice della Pastorale Giovanile, progetto volto a creare spazi dove ritrovarsi, giocare, confrontarsi. Riflettiamo sul linguaggio volgare, espressione di un naturale desiderio dei giovani di staccarsi dagli adulti, ma pericoloso veicolo di violenza se non arginato: contenuti bassi proposti da social e tv, testi aggressivi di canzoni che ascoltate per il ritmo attraente arrivano al cuore e lo condizionano. I giovani oggi vivono concentrati su se stessi, tra scuola e impegni pomeridiani, si muovono in una società consumistica, in cui le famiglie sempre più disgregate faticano ad essere punti di riferimento e a dare regole. Il Vescovo con pacatezza ci indica una possibilità di cambiamento: «la cultura, la lettura, l’arte, lo sport aiutano a ingentilire l’animo, a non ferire la nostra umanità; lo sforzo e la fatica fanno crescere; la fede ci mette in contatto con il senso della vita». Non si tratta di non vivere in questo mondo, di non ascoltare e di non vedere, ma di formarsi gli anticorpi per saper scegliere bene.
I ragazzi sono stati seguiti dalle tutor Francesca Coarelli e Laura De Ferrari, dirigente Sonia Casaburo.
«Voi siete la generazione del benessere, in cui tutto arriva subito, per cui alla prima difficoltà è facile andare in crisi, non accettare il limite». Ecco le realistiche parole con cui Sara Moisè, terapeuta familiare, dà inizio al nostro incontro e a cui aggiunge l’incertezza del futuro e la continua richiesta di alte prestazioni. Parla poi di ‘solitudine’: «I ragazzi faticano a creare relazioni vere, a trovare negli adulti punti di riferimento. Questo disagio si traduce in comportamenti aggressivi, come quelli delle baby gang: figli del benessere che avendo tutto cercano adrenalina; disagiati che privi di prospettive conquistano con la prepotenza ciò che vogliono; quelli che fanno proprio il linguaggio rabbioso di una parte di società che inneggia alla violenza come i trapper. Si tratta della malamovida, che nasce da un sentire onnipotente – spiega la dottoressa –, da un desiderio di non rispettare le regole e le istituzioni. Rimedi a tutto questo? La cultura, lo studio, lo sport, avere una passione e coltivarla; i ragazzi nel disordine adolescenziale hanno bisogno di essere accompagnati e orientati verso un’etica del bene. Fondamentale è l’ascolto. Ciascuno deve mettersi in ascolto dell’altro: i genitori devono ritrovare un tempo per dialogare con i figli, dare loro dei limiti e ascoltarli, senza giudicarli ma neppure tornando adolescenti; i ragazzi devono imparare l’alterità ossia l’esperienza dell’altro, che chiama al rispetto e alla gentilezza nei gesti e nelle parole. Le parole sono potenti: veicolano significati, conoscenze e formano il pensiero».