ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Primaria Curina di Arezzo (AR) - 5C

La donna che piantava alberi Maathai, il coraggio di scegliere

Nel 2004 è stata la prima donna africana a ricevere il Nobel per la pace: un modello per tutti

Wangari Maathai nacque nel 1940 in Kenya, in una capanna di fango. Trascorse i primi anni della sua vita nel villaggio di Ihithe, ai piedi del monte Kenya. Il luogo della lucentezza ai piedi, perché da lì venivano i ruscelli, l’acqua limpida da bere e la pioggia e con la pioggia erano garantiti i raccolti, bestiame ben nutrito e pace, perché se la gente ha abbastanza cibo non va a fare la guerra! La vegetazione era rigogliosa e la foresta era popolata da tantissimi animali.

A causa della colonizzazione inglese, però, tutto stava cambiando e molte terre della tribù erano diventate enormi fattorie. La vita per la gente del posto si fece più dura. Il padre di Wangari andò a lavorare in una di queste grandi fattorie.

Wangari, con la madre, tornarono al villaggio, dove i fratelli andavano a scuola e lei aiutava la madre nelle faccende domestiche. Un giorno uno dei suoi fratelli chiese alla madre perché Wangari non frequentasse la scuola e così fu deciso di mandare anche lei. Si dimostrò così brava che la mandarono a frequentare una scuola media cattolica e dopo di essa un collegio di suore cattoliche dove si innamorò della biologia.

Vincendo una borsa di studio, riuscì ad andare in un America. Si laureò e fece un master, ma quando si trattò di tornare in Kenya la aspettò una realtà impoverita e corrotta. Scoprì con tristezza quanto il Kenya fosse cambiato in pochi anni: enormi piantagioni commerciali avevano preso il posto della vegetazione fitta, i grandi alberi che un tempo trattenevano il terreno delle colline, non c’erano più, erano stati tagliati e ora l’acqua non era limpida e non si poteva bere, perché la pioggia trascinava con sé il terriccio.

Decise allora che la difesa dell’ambiente sarebbe stata la sua missione. Si è sposata, ha avuto dei figli ed è diventata professoressa all’università, ma ha sempre continuato a lottare per difendere l’ambiente. Cominciò a girare i villaggi parlando alle donne, a cui chiede-va di piantare alberi, e le donne diventarono le principali custodi della loro terra. Wangari sognava un nuovo Kenya, ricco di vegetazione, contornato di cinture verdi, nacque così il Green Belt Movement, un movimento attraverso il quale sono stati piantati milioni di alberi, studiato e incoraggiato dalle Nazioni Unite.

Nel 2004 le venne conferito il Premio Nobel per la pace: era la prima donna africana a ricevere il Nobel per la pace, ed era la prima volta che veniva dato a chi aveva difeso ambiente e pace insieme. Biologa, fondò The Green Belt Movement grazie al quale sono stati piantati più di 50 milioni di alberi.

 

Abbiamo avuto l’opportunità di intervistare on line la scienziata Flavia Bustreo, epidemiologa di fama mondiale e vice direttore dell’Oms.

Dove è nata? Gli studi? «Sono nata a Parma, sono la prima di tre figli e mio padre era un ferroviere. Ho frequentato il liceo classico e poi la facoltà di Medicina a Padova. I miei genitori erano preoccupati per la lunghezza del percorso di studio e avrebbero preferito che facessi l’insegnante, ma io volevo diventare una scienziata». Quando lo ha capito? «A scuola mi appassionavano le scienze, ma ho capito che volevo diventare un medico per poter aiutare gli altri, per salvare le vite delle persone. È stato molto bello diventare una donna scienziata anche se all’inizio erano tutti uomini.

Il ruolo dell’Oms? «Occuparsi di salute pubblica vuol dire pensare alla salute di tutti, soprattutto dei più deboli, fare studi, ricerche e soprattutto campagne vaccinali per diminuire la mortalità di alcune malattie. Mi sono occupata in particolare della salute di donne e bambini in Africa, diminuendo, in alcuni anni grazie ai vaccini, la mortalità della tubercolosi del 50%».

È felice di ciò che ha fatto? «Sono molto felice di aver contribuito a salvare le vite di molte persone, non ho mai pensato al guadagno economico e, anche andando nelle zone di guerra, ho capito che la gioia di salvare e curare le persone è la cosa più importante e che tutte le persone hanno un valore».

 

Michele Appiano Agnese Artini Serena Bennati Tommaso Bianchi Benedetta Campolo Cela Ryan Anna Dell’Aversana Elena Sofia Giancola Hussain Muhammad Baqir Denis Kasemi Valentina Maiello Maya Saif Ali Nicolas Montagnese Nitu Luca Cristian Alessandro Rosati Tommaso Rossi Tea Senserini Aurora Serafieri Lucas Sheriev Christian Spinosa Giosuè Tanganelli Tommaso Tesei Tutor: Maddalena Lisi Docenti: Andreina Silveri Chiara Savini

Votazioni CHIUSE
Voti: 5241

Pagina in concorso