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Scuola Secondaria I grado IV Novembre di Arezzo (AR) - Redazione

Qualità dell’acqua sotto la lente La nostra inchiesta svela la verità

Greenpeace pone il tema, Nuove Acque risponde con i dati, i cittadini ottengono maggiore chiarezza

L’acqua che beviamo è davvero sicura? Nei giorni scorsi, questa domanda ci ha davvero preoccupato. Greenpeace ha lanciato l’allarme: l’acqua potabile della città conterrebbe Pfas, sostanze chimiche pericolose che si trovano dalle pentole antiaderenti, agli indumenti e scarpe impermeabili fino agli scarichi industriali. Tutta questa roba nel nostro bicchiere d’acqua! Ma è davvero così? Ecco la nostra inchiesta.

L’11 febbraio abbiamo deciso di andare fino in fondo e abbiamo intervistato direttamente Nuove Acque, l’azienda che gestisce il servizio idrico della città. La loro risposta è stata chiara e decisa: l’acqua di Arezzo è sicura! Secondo i tecnici, i controlli vengono fatti regolarmente e non è mai stata rilevata la presenza di Pfas. Dopo il rapporto reso noto da Greenpeace, Nuove Acque non è rimasta a guardare.

Gli esperti, infatti, hanno letto il report di Greenpeace in cui è presente una nota nella quale c’era scritto che dopo la comunicazione il gestore offrì dati rassicuranti.

«Ma ovviamente le persone non leggono le note in piccolo», ci dice l’ingegner Ludovichi di Nuove Acque. Azienda che ha subito avviato una serie di analisi straordinarie, prelevando campioni in diversi punti della rete, compreso lo stesso fontanello segnalato da Greenpeace ha visto un solo risultato.

Nessuna traccia di Pfas! A questo punto, la domanda che gira nella testa di tutti è: chi ha ragione? Forse Greenpeace ha analizzato l’acqua in un momento particolare, prima che Nuove Acque potesse intervenire. O forse i metodi di analisi erano diversi.

Quello che conta adesso, è che l’acqua di Arezzo è sotto controllo più che mai. E questa è una vittoria per tutti noi. Grazie all’attenzione sollevata da Greenpeace e all’onestà dimostrata da Nuove Acque nella nostra intervista (nell’articolo qui sotto), oggi sappiamo che la qualità dell’acqua è sicurissima e possiamo stare tutti tranquilli.

Questa vicenda dimostra quanto sia importante vigilare sulla qualità dell’acqua e chiedere trasparenza da parte di chi la gestisce.

Greenpeace ha sollevato un tema cruciale che impatta nella vita delle persone, Nuove Acque ha risposto con dati alla mano, e i cittadini hanno ottenuto maggiore chiarezza.

L’acqua di Arezzo è sicura, ma questa esperienza ci insegna che prima di allarmarsi o fidarsi ciecamente, è essenziale informarsi in modo approfondito e critico.

 

L’ingegner Ludovichi smentisce le preoccupazioni sollevate da Greenpeace: «L’acqua del rubinetto è sempre stata sicura» Dopo questo studio siamo preoccupati: esistono rischi? «Il dato pubblicato da Greenpeace è errato e non è mai esistito. È un dato che noi abbiamo contestato pubblicamente, fornendo tutte le analisi che dimostrano come, nel tempo, nella rete dell’acquedotto non siano mai stati rilevati Pfas».

Ma allora perché Greenpeace ha trovato questi valori? «Questo andrebbe chiesto a Greenpeace! Il loro obiettivo è nobile: vogliono sensibilizzare le istituzioni affinché queste sostanze vengano vietate. Ma in questo caso, i dati sbagliati hanno solo generato allarmismo. E non solo: hanno spinto molte persone a comprare più acqua in bottiglia, creando un effetto paradossale. Hanno sollevato il problema senza considerare che Arezzo è servita dalla diga di Montedoglio, un habitat dove la presenza di Pfas è impossibile. Inoltre, abbiamo un impianto che consentirebbe il trattamento di queste sostanze, se ci fossero.

Quindi possiamo escludere qualsiasi problema? «Sì, sia ora che in passato. Le nostre analisi sono pubbliche e disponibili sul sito aziendale, quindi tutti i cittadini possono verificarle. Inoltre, sappiamo che dove le falde sono contaminate dai Pfas, restano contaminate a lungo. Non è possibile che una volta vengano rilevati e una no».

 

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