Un mondo senza guerra e paura Gli esempi di Strada e Brecht
Gli studenti hanno osservato alcuni personaggi, poesie e altre riflessioni per contrastare i conflitti

La guerra è il più grande danno che ci possa essere, provoca effetti collaterali sulle persone, con grandi rischi per la sopravvivenza.
Un grande problema, oltre alla morte, è la perdita dei diritti; le persone vivono nella paura e scappano. Ha un Impatto negativo sull’ambiente, non solo può essere distruttiva, ma produce molti materiali tossici. Nelle guerre vengono mandati al fronte tanti bambini soldato, principalmente in Asia e Africa.
L’ONU ha voluto fare uno scudo contro la guerra con l’Agenda 2030, un programma per aiutare il pianeta per uno sviluppo sostenibile, dove tutti abbiano gli stessi diritti. L’America, secondo noi, non fa nulla per la Pace, ci sono oltre 400 milioni di armi e legalizzarle crea l’occasione di usarle, un pensiero violento che non finirà mai; ha un ruolo importante nei conflitti globali, con interventi militari e alleanze strategiche.
Gino Strada era un chirurgo che ha assistito a molte guerre, con molti morti e la maggior parte erano bambini. Ha testimoniato per far capire al mondo le terribili cose che accadono in guerra.
Racconta che in Pakistan venivano usate molte mine antiuomo o “mine giocattolo”: dei piccoli pappagalli verdi di plastica che venivano sparsi nei campi. Queste erano armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti.
Un’altra delle conseguenze della guerra è l’essere profughi, come Thura, una ragazza che scrive un diario, studia e vive in Iraq ed è costretta a scappare da casa e lasciare tutto (2003).
Bertolt Brecht in La guerra che verrà, mette in evidenza l’amarezza, la crudeltà, i disastri e crede che nessuna guerra potrà mai essere giustificata e non si potrà mai risolvere nulla con la violenza.
Il desiderio di pace che cerca di trasmetterci è lo stesso che cerchiamo noi nel mondo d’oggi, solo che lui scrisse questa poesia alla vigilia della Seconda guerra mondiale; a suo parere la pace non è un sogno, ma una necessità.
Noi vogliamo dire NO alla guerra, non possiamo immaginare un futuro senza i nostri diritti.
Noi abbiamo paura del futuro ed è una cosa assurda perché i ragazzi della nostra età non dovrebbero avere queste paure.
Vogliamo che questo mondo diventi pacifico, per garantire a noi e alle nuove generazioni un futuro migliore, vogliamo credere che ci sia ancora speranza per tutti.
Gli studenti hanno intervistato un volontario di Amnesty International.
Cosa vorrebbe migliorare di Amnesty International? «C’è sempre qualcosa da migliorare, se si pensa di essere perfetti non si cresce mai. Continuiamo a metterci in discussione e cercare di fare meglio il nostro lavoro».
Come usate i soldi che vengono raccolti? «La maggior parte viene usata per le nostre attività. Una buona parte la diamo al nostro Segretariato internazionale a Londra: questi fondi serviranno a creare nuove sedi di Amnesty».
Ricevete supporto dal Governo? Un riconoscimento? «Amnesty è un’associazione apolitica, siamo favorevoli ai governi che rispettano i diritti umani e critichiamo quelli che non li rispettano. Nel 1977 abbiamo avuto un riconoscimento molto importante: il Premio Nobel per la Pace».
I ragazzi hanno parlato della guerra anche con una persona ucraina residente nel nostro territorio.
«Non avrebbe mai pensato che scoppiasse una guerra così crudele – scrivono gli studenti Non sanno cosa succederà, cosa sarà di loro, persone che vanno a difendere il paese senza la possibilità da parte dei parenti di sapere se sono vivi, dispersi, morti, persone che vanno a lavorare senza sapere se torneranno, droni che lanciano bombe».