ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Madonna delle Grazie di Grosseto (GR) - 1A, 2A, 3A

La bonifica della Maremma L’opera di Leopoldo II di Lorena

L’amore per una terra che il Granduca considerò come una figlia bisognosa di cure

Nella nostra bella piazza Dante c’è un monumento caro a tutti i Grossetani: Canapone, ossia il Granduca, Leopoldo, Giuseppe, Antonio, Giovacchino, Pio Gotthard Von Habsburg Lotringhen di Asburgo-Lorena.

Il gruppo marmoreo di Luigi Magi, situato in Piazza Dante, a Grosseto, è riconosciuto come il monumento più significativo del Granduca di tutta la Toscana e in realtà il legame che unì Leopoldo II alla Maremma fu forte e fuori dagli schemi politici comuni.

Egli l’aveva amata, protetta e curata e proprio per questo viene rappresentato nel monumento come un governante attento e benevolo che, abbigliato con abiti regali, calpesta un serpente che simboleggia la malaria e solleva una donna accasciata, la Maremma, che tiene in braccio un bambino macilento, simbolo di triste futuro che si sarebbe potuto verificare, mentre l’altro figlio della donna, sano e vitale, stringe la mano del buon governante, allegoria del cambiamento positivo che Leopoldo è riuscito portare alla nostra terra.

La data impressa è MDCCCXXXVI, a ricordo della riconoscenza dei maremmani nei confronti di un uomo che aveva tentato di risollevare un territorio da sempre improduttivo e devastato da una malattia feroce come la malaria, oltre che dalla miseria e la fatica.

Leopoldo II, insieme all’ingegner Alessandro Manetti, contrastò il problema delle paludi maremmane intraprendendo un’importante opera di bonifica che durò dal 1828 al 1859.

Il Granduca è noto a tutti come Canapone, ma perché questo soprannome? I toscani, lo sanno tutti, sono arguti, pungenti e come non soprannominare «Canapone» il principe dai capelli folti, biondi e un po’ stopposi? E fu così, tutti i suoi sudditi lo conoscevano per Canapone.

Ma non finisce qui, lo chiamavano bonariamente anche «il Babbo» per quel suo modo di trattare i sudditi in modo paterno (e d’altra parte per Leopoldo era un ruolo ben noto: aveva avuto tredici figli!) ed anche «Broncio», non perché fosse spesso imbronciato, al contrario, ma era un Asburgo e come tutti gli Asburgo, aveva la mandibola prominente e quindi il labbro inferiore che sporgeva dal superiore.

Leopoldo aveva felicemente sposato Maria Anna Carolina di Sassonia ed aveva impegnato tutta la dote della giovane moglie proprio per la bonifica delle terre maremmane e questo ci dice già molto su questo…

 

Quella che ci descrive Leopoldo II di Lorena era una Maremma amara, terra di migranti che arrivano ma spesso non tornano a casa. Oggi la difesa e la tutela del suolo e delle risorse idriche viene portata avanti dai Anbi Toscana, che rappresenta i Consorzi di bonifica. I consorzi si impegnano nella sicurezza il territorio, lo proteggono da eventuali inondazioni o dalla siccità, mantengono puliti i fiumi, allontanando la presenza di rifiuti e plastiche. Uno degli obiettivi dei Consorzi è anche quello di proteggere e far conoscere le specie che popolano corsi e specchi d’acqua. Nei pressi della foce del fiume Ombrone è possibile tuttora vedere le opere idrauliche utilizzate per la bonifica. Lungo gli argini del fiume sui rami di eucalipto piantati nel corso delle bonifiche, si posano i cormorani o vi passano la giornata le nitticore. Raggiunta Torre Trappola, che dista circa 3 km dal mare, gli argini si abbassano e pioppi e salici lasciano il posto a cespugli di lentisco, a filliree e tamerici. La foce dell’Ombrone ospita anche specie ittiche tipiche di questi ambienti: anguille, cefali, cavedani, lucci, carpe e spigole. Non è difficile vedere vicino ai corsi d’acqua cinghiali, daini, lupi, ma anche nutrie e tassi che col loro lavoro danneggiano gli argini, richiedendo l’intervento dei Consorzi. L’Ombrone è anche il regno di cormorani, sterne, beccapesci, ghiandaie e del martin pescatore oltre che del Falco pescatore che, grazie a un progetto istituito vent’anni fa, ha ricominciato a nidificare nell’area.

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