ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria I grado Masaccio di San Giovanni Valdarno  (AR) - 3B

«Io, sulle navi dei migranti» Storia di una prof volontaria

Intervista ad Alessia Belli: «Esperienza umanitaria che mi ha fatto provare emozioni fortissime»

Leggere in classe qualche pagina del libro, «Safina e Ataya-Nove mesi sul Mediterraneo a bordo delle navi quarantena», e scoprire che a due passi dalla nostra scuola avremmo potuto conoscere chi l’ha scritto dal vivo, la protagonista di un’incredibile esperienza di vita nel momento più duro del Covid, dove l’io vinceva spesso sul noi. È nato così l’incontro carico di significati con Alessia Belli, una prof di Arezzo che insegna nel vicino Isis Valdarno.

Appena contattata, ha accolto subito l’invito della redazione e le sue parole appassionate ci hanno spinto a rivolgerle tante domande, ripensando anche ai progetti realizzati sull’accoglienza, l’umanità, l’inclusione e la ricerca della relazione con l’Altro, persona diversa da me.

Perchè ha deciso di salire proprio su quelle navi? «Avevo chiuso da poco tempo una parentesi lavorativa ed una sentimentale – ha raccontato Alessia – e tornata a casa, dopo un periodo anche doloroso di riflessione, ho deciso di rimettermi in gioco per sentirmi parte attiva della società”.

E in che modo ha potuto realizzare il suo desiderio? Sono ripartita dal volontariato, seguendo tutto il percorso della Croce Rossa necessario per mettersi a disposizione sulle navi quarantena. Mi ero sempre occupata di migrazioni, nella ricerca universitaria e nelle attività svolte in precedenza, ed è stato quasi naturale affrontare la nuova sfida che mi ha fatto provare emozioni fortissime».

Quali compiti svolgeva? «Il mio ruolo è stato elegante, come lo definisco nel libro, perchè mi ha dato modo di toccare vite ed esperienze umane altrimenti difficili da avvicinare e capire. Dovevo garantire l’unità familiare di persone separate in Libia o quando erano arrivate in Italia, intervenendo di concerto con il Ministero dell’Interno e le organizzazioni che si occupano di immigrazione per ristabilire i contatti con i parenti e favorire la ripresa di un percoroso migratorio ‘insieme’ nel nostro Paese».

Come ha risolto il problema della lingua con le persone che arrivavano da Paesi diversi? «La lingua è stato uno scoglio da superare. Sulle tante navi dove ho lavorato l’inglese e il francese in genere aiutavano ma non erano sufficienti. Per fortuna potevamo contare su mediatori e mediatrici culturali di grande valore e sensibilità che non si limitavano a tradurre, riuscendo invece a farci comprendere anche riti di socialità, usanze e tradizioni di chi proveniva da luoghi lontani e si ritrovava in ‘non luoghi’ improbabili, in mezzo al mare».

 

Il libro di Alessia Belli è stato pubblicato nel 2023 (Dante & Descartes) e l’autrice ha spiegato anche il senso del titolo. Safina e Ataya non sono persone: «Safina in arabo significa nave ed era il guscio che ci teneva racchiusi nel Mediterraneo, pieno di storie non solo di dolore e ingiustizia ma anche di desiderio e forza vitale. Ho capito il coraggio di chi parte e rischia la vita in un mare diventato il più grande cimitero al mondo». Ataya è il rito del thé, un’occasione per conoscere culture differenti. Prima di salutarla le abbiamo chiesto se abbia mai avuto paura. Ha risposto leggendo un episodio del gennaio 2022: «Era uscito il decreto che proibiva di viaggiare ai non vaccinati per il Covid. I migranti non potevano accedere alla vaccinazione e rimanevano bloccati sulla nave anche alla fine della quarantena. La tensione saliva e le persone chiedevano di sbarcare. Durante uno dei miei turni un ragazzo, di solito pacato e calmo, ha cominciato a gridare che il suo viaggio per essere un uomo libero era durato anni, tra mille sofferenze nel deserto e nelle prigioni libiche e faceva vedere le cicatrici delle ferite sulle braccia. Sono scoppiata in lacrime, per non poter dare risposte».

Una situazione terribile ma risolta proprio dai migranti: «Sì, perchè un giovane nigeriano ha pensato di prendere la cassa di un nostro mediatore e di mettere la musica. Poche note e la quasi rivolta è diventata una danza collettiva. Loro si sono presi cura di me, anche se restavano prigionieri».

 

Studenti Dario Antuzzi, Cosimo Biondi, Mariem Derbali, Ettore Gavuglio, Daniil Girolami, Giosué Iacono, Kristel Kola, Ali Gharib Moahmed Youssef Mahmoud, Emma Mariotti, Tommaso Martellini, Davide Micoli, Flavio Mirabelli, Ciro Montagna, Noemi Montella, Melissa Morelli, Maurizio Riillo, Maram Said, Lindsay Jade Tonga Sandjo, Giulia Santamaria, Stella Sollima, Giulia Stignani, Mohammed Talukder, Marco Verdiani, Ye Shi Qi. Insegnanti Michela Martini Fabiana L’Abbate Giustino Bonci Preside Francesco Dallai

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