ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Primaria Cuore Immacolato di Maria di Prato (PO) - 4B

La responsabilità delle parole Dialogare senza offendere

Le liti scaturiscono, fra adolescenti e adulti, spesso a causa della violenza verbale Gli studenti si interrogano sull’importanza di scegliere i termini giusti e sul rispetto del prossimo

«E mentre ascoltavo quelle parole, il mio cuore si ruppe in mille pezzi!». Una strana sensazione ci assale, ci sentiamo un vulcano che vuole esplodere, diventiamo rossi in volto, ci batte forte forte il cuore, quasi a sentire dolore; sentiamo un nodo in gola, lo stomaco sembra chiudersi, desideriamo anche piangere; la tristezza prende il sopravvento e tante altre sensazioni che sono difficili da definire, ma che ci fanno proprio tanto soffrire, fanno capolino. Sono emozioni che si gestiscono con fatica, che scombussolano e spesso portano a comportamenti anche dannosi, dettati dalla rabbia. E’ tutta colpa di una parola. Questi sono gli effetti delle brutte parole, delle parole offensive. Le parole sono impegnative per chi le dice e per chi le ascolta.

Le parole possono ferire, possono «avvelenare» e fare ammalare ben più seriamente di quanto non si immagini; possono lasciare cicatrici indelebili nel cuore di chi le riceve.

La responsabilità è una parola oggi scomoda e spesso dimenticata che comprende anche la valutazione delle parole dette e il peso che anche una sola può avere.

Essere responsabili di ciò che si dice è dovere e richiede l’uso di parole che aiutano a stringere relazioni sane e vere, ponti che uniscono noi e gli altri. Dobbiamo imparare a scegliere le parole che fanno bene, quelle che sono donatrici di speranza e sono di aiuto agli altri.

È così facile e frequente, che per indifferenza e noncuranza, leggerezza, disattenzione anche involontaria, si parli senza valutare le conseguenze delle nostre parole. L’eco delle emozioni suscitate dalle parole dette, si rispecchia nei volti e negli occhi: negli sguardi, nelle lacrime e nei sorrisi… di chi le ascolta e questo dovrebbe aiutarci a pronunciare solo parole «buone». In un discorso selezionare le parole è difficile, è faticoso, ma se tenessimo presente la preziosità, la bellezza e l’unicità di ognuno, potrebbe essere un’impresa meno ardua! La parola non è mai muta, è un’arma potente, ha una forza nel provocare e in chi la riceve, conseguenze, a volte, distruttive. Preoccupiamoci di comunicare amore, di rigenerare i cuori, con le nostre parole: non parliamo e basta, incuranti delle ripercussioni (effetti) che il nostro discorso può avere sugli altri. Anche se con fatica, cerchiamo di curare con attenzione la scelta delle parole.

Come scegliere le parole giuste? Bisognerebbe imparare, per prima cosa, ad ascoltare noi stessi, il nostro cuore, perché è da lì, come in uno specchio, che possiamo trovare le parole adatte agli altri: quelle che ci piacerebbe sentire per noi, quelle con cui ci piacerebbe essere accolti e ascoltati. Allora, cerchiamo di tenere sempre un cuore aperto e pronto ad accogliere l’amore, ricco di virtù, affinché da esso possano nascere solo buone parole, profonde, gentili, attente e sincere… capaci di rendere felici gli altri.

 

Padre Attilio (nella foto) spiega come si può perdonare.

Secondo lei le parole possono ferire? «Certo, perché è una cosa che ci rimane dentro, le parole cattive, brutte non si dimenticano facilmente» Lei è mai stato offeso? «Sì, qualche volta….fin dal piccoli ci sono le piccole offese, le prese in giro…».

Quali emozioni ha provato? «Lì per lì fa male, viene voglia di reagire…ti arrabbi, è la prima reazione. Dopo, provo a pensare: perché mi ha offeso? Allora penso che ho commesso qualcosa o lui ha qualcosa dentro che dipende da me, anche senza volere può capitare. Faccio un esame di coscienza, devo stare più attento. Altre volte penso che non dipende da me ma da chi mi ha offeso perché lui o lei ha dei problemi e si sfoga sugli altri».

Gesù è stato offeso e ha perdonato: come possiamo trovare noi questa forza? «Gesù è stato offeso e sul momento di morire ha detto perdonali non sanno quello che fanno. E’ bella da leggere con attenzione la parabola di Gesù sul re che perdona il servo debitore: anche noi dobbiamo perdonare perché il debitore siamo pure noi con i nostri peccati ma se chiediamo perdono a Dio ci perdona. A volte facciamo sbagli ma Dio è sempre disposto a perdonarci.

Quando perdoniamo diventiamo più simili a Dio, capaci di amore».

 

Questa pagina del campionato di giornalismo è stata realizzata dagli studenti della 4 B della scuola elementare «Cuore Immacolato» di Prato.

Studenti-cronisti in classe: Andea Angiolini, Sabrina Bai, Fabio Banco, Luisa Cai Chunya, Camilla Caretti, Emma Chen, Cecilia Cipiti, Anna Sofia Coralli, Ginevra Crea, Chloe Dai, Francesco Gambaccini, Lapo Giugni, Jack Hu Yiyi, Chenxi Huang, Raymond Huang, Zixi Lin, Clelia Martelli, Matilde Melosi, Carlo Puccetti, Steven Tang, Melissa Tani e Yang Hao Zhang.

Gli studenti hanno realizzato anche la vignetta a corredo della pagina.

La dirigente scolastica è suor Stefania Pannacchione.

Docente-tutor che ha guidato gli studenti nel laboratorio di giornalismo è la maestra Tiziana Velotti.

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