ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado W. e R. Incerti di La Spezia (SP) - 2G

Siamo porto della Speranza Nell’incontro basta uno sguardo

Le interviste agli esperti: accogliere significa far sentire al sicuro chi arriva da lontano

Nel 2023 il movimento migratorio rispetto al 2012 è aumentato: le immigrazioni in Italia sono state circa 160 mila. Secondo l’Istat, in provincia della Spezia gli stranieri residenti sono circa 21mila, su una popolazione di 215 mila. I cittadini che hanno fatto richiesta di soggiorno sono stati 16mila. I paesi più rappresentati da questo fenomeno sono Bangladesh, Africa settentrionale e Ucraina, per motivi umanitari.

Nella nostra città sono presenti enti e associazioni che si occupano dell’accoglienza dei rifugiati: tra questi, la Croce Rossa Italiana, la Caritas e Mondo Aperto. Per comprendere meglio il lavoro che c’è dietro all’accoglienza, abbiamo intervistato alcune figure specializzate. La dottoressa Maria Marta Boscolo Contadin è una psicologa che è stata chiamata dalla cooperativa «Mondo aperto» per aiutare gli immigrati e capire le loro situazioni, nel momento della seconda fase dell’accoglienza. La selezione è ricaduta su di lei perché conosce bene più lingue; nei colloqui si fa aiutare dai mediatori nella traduzione, oppure utilizzando il linguaggio del corpo, o immagini che superano la barriera linguistica e trasmettono emozioni. Ci ha riferito che fondamentale è anche conoscere alcuni aspetti culturali o religiosi. Infatti, alcune persone si chiudono in se stesse e la figura di uno psicologo dà la possibilità di un incontro: per stabilire un rapporto di fiducia è importante far capire loro che sono al sicuro e guardarli come persone importanti per te.

Laura De Sanctis, invece, è la responsabile della Cittadella della pace alla Spezia, un centro maschile che ospita 260 adulti provenienti dal Bangladesh, dall’Egitto, dal Pakistan, dall’Africa francofona, dall’Etiopia e dall’Eritrea. I più sono sbarcati a Lampedusa, ma nell’ultimo anno sono approdati proprio nel porto della Spezia e poi smistati. De Sanctis ci ha detto che la maggior parte fugge per la guerra o perché perseguitata: per esempio, gli omosessuali non sono accettati. In Cittadella sono assistiti nella ricerca di un lavoro e di una casa. Per il documento vanno a Genova e, per ottenerlo, ci vuole molto tempo, anche anni; determinante è raccontare la propria storia e i traguardi raggiunti in Italia, per esempio il diploma di terza media e la certificazione linguistica di italiano. Ottenuto il documento, devono lasciare la Cittadella: la difficoltà maggiore è trovare casa, perché molto spesso i proprietari si rifiutano di dare affitto agli stranieri. L’obiettivo di tutti è ricominciare una nuova vita.

 

Come ogni anno, in occasione della giornata della Pace, la nostra scuola ha organizzato un incontro con gli ospiti della Cittadella della Pace di Pegazzano: portiamo loro bevande e generi alimentari, attraversando tutti insieme la pista ciclabile che ci collega al centro di accoglienza e li intervistiamo per sapere un po’ di più sulla loro vita e su come sono arrivati in Italia. Ognuno ha raccontato la sua esperienza, soffermandosi soprattutto sul lungo e  pericoloso viaggio che hanno dovuto affrontare. Tra i ragazzi intervistati, uno ci ha saputo solo dire che aveva avuto molta paura del mare, perchè era grande ed era «tutto intorno» alla barca. Queste emozionanti parole richiamano il pezzo di Dargen d’Amico, «Onda alta», che nasconde un significato molto profondo, come si legge in un articolo di Enrico Galiano. I versi provocatori sono stati concepiti con tecniche poetiche, rendendo il senso il più implicito possibile, secondo il metodo dell’antico poeta Orazio: la tecnica «miscere utile dulci», ovvero l’uso di parole superficiali, per poi passare al momento giusto a un uso di parole didascaliche, dove si esplicita il vero significato del testo. La canzone parla delle difficoltà degli immigrati che arrivano nel nostro Paese via mare, come si deduce dal ritornello, ma anche dai versi delle strofe, come ad esempio «anche così, un giovedì, senza un sì, come viene».

Giovedì 3 ottobre 2013 ci fu la strage dei migranti e in questo giorno della settimana avviene la maggior parte delle tragedie.

 

La redazione della classe II G della scuola media Incerti della Spezia dell’Istituto comprensivo Levi-Montalcini è formata da: Abate Elena, Jacopo Bernabò, Alice Bonati, Sofia Bonati, Chiara Carfora, Nicolò Catti, Luca Chiappini, Matilde Desiderà, Alice Di Cato, Sanuye Fiorito, Lucilla Godani, Alessio Guatteri, Lazagna Leonardo, Giorgia Mannino, Zeno Migliori, Filippo Natale, Greta Nevoni, Samuele Orlandini, Elena Paganini, Davide Pesalovo, Costanza Pindaro, Alessandro Poggi e Tommaso Roggi. I docenti tutor sono Rachele Badiale e Nunzia Scognamiglio. Dirigente scolastica dott.ssa Sandra Fabiani. 

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