ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Primaria Guerrazzi di Castelfranco di Sotto (PI) - 5C

Museo della memoria San Miniato Esperienza per non dimenticare

E’ stato realizzato con gli oggetti e i ricordi appartenuti alle persone che hanno vissuto il fascismo

Il Mume-Museo della memoria a San Miniato, inaugurato nel 2018, parla della seconda guerra mondiale e spiega cosa è successo nella nostra zona durante il periodo fascista. Nel museo sono esposti alcuni oggetti che appartenevano a persone vissute a San Miniato in questi difficili anni.

La prima sezione riguarda la scuola. Sono infatti esposti i libri di testo, i quaderni con i lavori degli alunni e i loro disegni. Questi bambini, fin da subito, dovevano obbedire alle regole del fascismo. Tutte le mattine cantavano «Giovinezza» e gridavano «Viva il Re, viva il Duce». Ogni settimana mandavano una letterina a Mussolini e il sabato si allenavano al campo sportivo perché il giovane fascista doveva essere forte.

I bambini si chiamavano balilla e avevano una divisa tutta nera, che troviamo esposta in una vetrina con tutte le foto dell’epoca. Chi non era d’accordo veniva punito con le purghe o veniva fucilato.

Per questo i dissidenti diventavano partigiani e si nascondevano nei boschi.

Per comunicare tra loro, i partigiani usavano dei bigliettini nascosti nelle scarpe che vendeva il calzolaio: nel museo vediamo il banco da lavoro di Giuseppe Gori. Originario di Cigoli, Gori imparò il mestiere di calzolaio a Santa Croce e proprio lavorando, incontrava gli altri antifascisti e organizzava riunioni clandestine. In questa sezione si trovano anche libri, lettere e oggetti appartenuti agli antifascisti.

Una terza sezione è dedicata alla vita dei soldati al fronte, nelle vetrine si vedono gli utensili, le armi e le divise con le maschere antigas.

La sezione più toccante è dedicata all’Eccidio del Duomo. Fra il 18 e il 23 luglio, la ferocia fascista si abbatté sulla città. San Miniato fu ferita da molteplici bombardamenti e ridotta a un cumulo di macerie.

L’episodio più tragico avvenne nel Duomo di San Miniato il 22 luglio 1944.

Quel mattino la gente fu costretta ad entrare in Duomo. Ma a metà mattinata iniziarono i bombardamenti, nessuno poteva uscire. Alcune cannonate colpirono il campanile, altre la sacrestia, infine una grande esplosione in chiesa causò un massacro: 55 persone morirono all’istante o nei giorni successivi.

Dal film «La notte di San Lorenzo» dei fratelli Taviani, registi samminiatesi, viene tratta questa poesia, che possiamo leggere nei pannelli presenti nel museo: «Non si sentiva/neppure una cicala/e nemmeno/il cinguettio isolato/di un passerotto. /Era come se/l’uragano delle granate/ dopo averla sbigottita,/avesse ammutolita/la natura.

 

Giorgio Morelli è un uomo di 95 anni, vive a San Miniato nel centro storico e da ormai cinque anni incontra gli alunni che si recano in visita al Museo della Memoria. Con la sua testimonianza contribuisce ad arricchire il percorso che le operatrici della cooperativa Culture hanno predisposto per i giovani visitatori.

Giorgio è stato testimone dei fatti accaduti durante la seconda guerra mondiale. A quei tempi Giorgio era un ragazzino di quattordici anni. Da bambino, come tutti i bambini di San Miniato, era stato un balilla, partecipava agli incontri che si tenevano proprio nelle stanze dove adesso è il Museo. Con il passare del tempo, però, gli uomini della sua famiglia erano diventati partigiani e vivevano nascosti nei rifugi perché non volevano arruolarsi con i tedeschi. Ogni giorno Giorgio portava loro il pranzo preparato dalle donne, stando ben attento a non farsi vedere dai tedeschi. Una volta, con la sportina piena di zuppa di cavolo e di coniglio fritto, fu fermato da una pattuglia di tedeschi che si stava riposando sul ciglione all’ombra di un boschetto. I tedeschi volevano sapere cosa c’era nella sportina e soprattutto dove erano i partigiani, minacciando il ragazzino con le armi. Giorgio si sentiva perso, ma fortunatamente l’arrivo di un superiore distrasse i soldati e lui poté fuggire. Il babbo, dal rifugio, vide la scena. La paura provata fu così forte che il padre proibì al figlio di continuare a portargli il cibo. In questo modo gli salvò la vita.

 

Classe 5^ C scuola Primaria Carlo Guerrazzi istituto comprensivo Leonardo da Vinci di Castelfranco: Matteo Barsotti, Davide Bertoncini, Adele Biondi, Francesco Bottoni, Lorenzo Bruni, Alessia Capocasa, Adele Cecchini, Sofia Chiti, Rebecca Ciaraolo, Denis Ciprian Ciobanu, Elena Gasperini, Fabio Giglioli, Alex Giuntoli, Amanda Gonzalez Flores, Iacopo Maganza, Lorenzo Manzi, Yari Mazzucca, Pietro Paci, Viola Petrocco, Michael Senesi, Diletta Tiralongo, Angela Tola.

Maestre tutor Lucia Telleschi, Maria Grazia Linda Verdi, Franca Cirillo.

Dirigente scolastico Sandro Sodini.

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