ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di primo grado Enrico Fermi di Livorno (LI) - 3A

Ecco cos’è un’allerta meteo Parola all’esperto: niente panico

Intervista al meteorologo livornese che sui social spiega e divulga la scienza che studia il meteo

Lorenzo Catania è un meteorologo livornese (classe 1978, laureato in fisica) che oltre a fare questo lavoro per un’azienda italiana di servizi meteo (la Radarmeteo di Padova), sui social spiega e divulga la scienza della meteorologia, avvicinandola a tutti. Per comprendere due fenomeni che riguardano da vicino tutti i giovani – le allerte meteo e come sta cambiando il clima intorno a noi – lo abbiamo intervistato.

Dottor Catania, come si diventa meteorologi? «Ci sono diversi modi: si può diventare ufficiale nell’aeronautica e quindi meteorologo militare, oppure civile, segue un percorso scientifico, che può cominciare da un liceo (con tanta matematica) e proseguire all’università, con la facoltà di fisica».

Cos’è di preciso un’allerta meteo? «Vorrei eliminare un equivoco: l’allerta meteo non è un allarme in sé – non dobbiamo scappare, farsi prendere dal panico. E’ l’attivazione guidata di una serie di procedure. Si segnala alla popolazione che ci sono delle condizioni meteo problematiche. Torrenti, fiumi, corsi d’acqua devono essere monitorati per salvaguardare l’incolumità delle persone. Sul sito del Centro Funzionale Regionale trovate tutte le indicazioni con le procedure da seguire. Non sono obblighi, ma indicazioni di massima per le varie allerte (gialla, arancione)».

Sono uguali in tutte le regioni? «Purtroppo no. Non siamo riusciti ad uniformare il sistema. Manca la coordinazione tra le regioni».

Secondo lei, il clima sta davvero cambiando? «Vedo dei cambiamenti già da quando ero piccolo. Avevo 6 anni quando ci fu la gelata del 1985. Un giorno la temperatura scese a -11.

Rimanemmo dodici giorni sotto zero. Negli ultimi due anni, qui, il termometro non è mai andato sotto lo zero. Nemmeno di notte. C’è una tendenza verso il caldo. Ma quando si parla di riscaldamento s’intende “globale”. E per stabilirlo si fa una media della temperatura di tutto il globo. Sta aumentando».

Ma le alluvioni sempre più diffuse come si spiegano? «Il caldo fa evaporare più acqua, l’atmosfera si riempie di vapore, le nuvole diventano più grosse e quando piove cade più acqua. Attenzione: la pioggia che cade in un anno in una certa zona è più o meno sempre la stessa, ma precipita in eventi sempre più violenti e più radi. Le ondate di caldo sono sempre più numerose, e molte di portano record; le ondate di freddo non scompaiono, così come i record di gelo, ma diventano sempre più rade».

Cosa ci può dire delle fake news sul clima? «Ma non fidatevi di quello che leggete su internet. Studiatevelo da soli. I dati a disposizione ci sono.

Io lo facevo già da quando ero ragazzino (e senza web!)».

 

«Il cambiamento climatico è reale e inesorabile» ha spiegato Catania in classe. Per il meteorologo «sono necessari dei provvedimenti per ridurre l’emissione di CO2, di metano e di tutti quei gas definiti clima-alteranti». Fino a una ventina di anni fa nelle nostre zone una nevicata era la normalità, adesso è un evento rarissimo. Nella storia dell’umanità i cambiamenti climatici ci sono stati, ma avvenivano in centomila anni. Ora sono rapidissimi, ed è colpa dell’attività dell’uomo, che ha già fatto molti danni, difficilmente riparabili. «I dati ci dicono che anche se oggi interrompessimo tutte le emissioni di gas, come è avvenuto durante il primo lockdown, quando quasi tutte le attività umane erano sospese (in India si rivedeva l’Himalaya dalle città, non accadeva da decenni) ci vorrebbero circa 40 anni perché la temperatura smetta di aumentare». Nonostante i tentativi di accordo tra i Paesi, la temperatura aumenterà e i temporali diventeranno più forti. L’uomo si dovrà adattare, dovrà edificare con più intelligenza. «Sono necessarie fonti alternative di energia: sì alle pale eoliche, sì al fotovoltaico, sì ai pannelli solari, ma anche sì all’energia nucleare. Qui in Italia è una parola che fa paura. Ma intorno a noi siamo pieni di centrali nucleari. Non vedo perché non si possa tentare di costruire nuove centrali anche qui. Oggi sono molto sicure». La “Cop 28” ha individuato il nucleare come un mezzo importantissimo per ridurre le emissioni di gas serra nel mondo.

 

Ecco i nomi degli studenti che hanno partecipato all’elaborazione di questa pagina.

Insegnanti: Claudio Marmugi, Giada Stefanini Dirigente: Prof.ssa Cecilia Semplici.

Alunni: Arman Bapary, Reda Belgarne, Damiano Cirotto, Elisabeta Ciuca, Cassandra Conception, Matteo Costanzo, Giorgia Disgraziati, Giulia Felloni, Amira Ferchichi, Ariana Hurtado, Markela Jahaj, Michele Marianucci, Julia Mazza, Sara Pilinci, Gaia Principato, Alessio Tramontana, Andrea Vella

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