La toponomastica maschilista Un gap che si trascina da anni
Cosa in comune per le strade d'Europa: rendono onore molto più spesso agli uomini che alle donne

La toponomastica è la scienza che studia i toponimi, cioè i nomi dei luoghi, cercando di definirne il significato e l’origine. Ripercorrere gli spazi di una città significa ripercorrerne la storia passo dopo passo, conoscere la cultura e l’ideologia di un paese, districare un filo invisibile eppure infinitamente prezioso e prenderne l’essenza. L’odonomastica, ossia il complesso dei nomi delle strade di una città, è fondamentale per costruire l’identità di una comunità attraverso la celebrazione della memoria.
I nomi delle vie parlano di noi, della nostra società e dei valori che vogliamo trasmettere. Le strade cittadine pullulano di nomi storici, personaggi della scienza, della politica, della letteratura e altro. Ma quante strade sono intitolate agli uomini e quante invece alle donne? L’odonomastica è un importante indicatore della disparità di genere. Alcuni studi hanno calcolato che in Italia tra le 24.572 strade intitolate a persone, solamente 1.626 (cioè il 6,6%) è intitolato a donne.
Qualche esempio. A Milano su 2.677 strade e piazze intitolate e persone, solo 135 sono dedicate a donne. A Roma su 1.398 strade, 486 sono dedicate ad uomini e solo 95 a donne. Il numero di odonimi riconducibili alle figure di scienziate, letterate ed artiste è veramente ridotto, a favore invece di figure religiose: il nome di Maria, la madre di Gesù, è quello più presente e compare più di un centina-io di volte (e con 65 appellativi diversi).
In Europa la situazione non cambia. Un’inchiesta condotta dallo European Data Journalism Network ha esaminato 30 grandi città europee in 17 paesi membri. Su 52.704 strade che sono intitolate ad una persona, solo il 9% portano il nome di una donna. Stoccolma è in cima alla lista con il 19,5% delle strade intitolate a donne, seguita da Copenaghen e Berlino. Debrecen, Praga e Atene sono in fondo alla classifica.
L’enorme divario di genere nei nomi delle strade in Europa forse non stupisce più di tanto, vista la secolare emarginazione delle don-ne dall’istruzione, dalla vita pubblica e dall’economia. Spesso dimenticate, invisibili e private del diritto di esprimere opinioni. Come sarebbe bello dire «andiamo a fare una passeggiata in via Laura Bassi, prendiamo un caffè in piazza Oriana Fallaci e facciamo quattro chiacchiere in via Maria Montessori».
Oggi ciò non è possibile, perché nonostante le tante donne fondamentali per la costruzione e la crescita della società, sono pochi gli spazi dedicati a loro. Perché allora non ridisegnare la città in una prospettiva di genere e dedicare scuole, piste ciclabili, ospedali, giardini, percorsi a figure femminili che hanno segnato la storia?
La disparità di genere è purtroppo da sempre molto presente, in alcune parti del mondo molto più che in altre. Le donne sono state discriminate sia in ambito domestico che in quello lavorativo. In particolare il lavoro è uno degli ambiti in cui il divario è più visibile. Molto spesso le donne incontrano maggiori difficoltà a trovare un impiego o a ricoprire ruoli di prestigio e responsabilità. Per approfondire il tema della disparità di genere abbiamo deciso di intervistare la presidente del Cpo-Comitato pari opportunità dell’Unione Valdera Chiara Boschi.
Cos’è il Cpo e di cosa si occupa? «Lotta contro la discriminazione di genere e organizza attività volte alla riflessione sulla disparità di genere, ma anche sulle disuguaglianze in ambito religioso o etnico. Ci occupiamo di omofobia e tutto ciò che ad essa è collegato».
Quando è nato e chi lo ha fondato? «Nel 1988 dall’Unione Valdera, che comprende i Comuni di Bientina, Buti, Capannoli, Casciana Terme, Lari, Chianni, Palaia e Pontedera».
Perché è importante il Cpo? «Perché la violenza e la disparità di genere va sconfitta con la cultura ed è importante creare un tessuto di persone che non vogliono più violenze e discriminazioni. È fondamentale trasmettere questo messaggio anche ai ragazzi più giovani. Infatti organizziamo spesso progetti nelle scuole. La partecipazione di tutti è fondamentale per innescare il cambiamento».
Classe 3^ C Scuola secondaria di primo grado Istituto comprensivo Leonardo da Vinci di Castelfranco: Maelle Barile, Gemma Carlesi, Denise Caruso, Eleonora Cerri, Mbacke Dia Khady, Kaoutar El Massini, Zineb El Mottaki, Mohamed Faye, Bjordi Fili, Carolina Fogli, Klevis Llani, Rebecca Luongo, Cristian Luperi, Cecilia Maini, Matias Masha, Diego Micheli, Dario Ninci, Shanelle Ashley Obico, Lorenzo Pierigè, Nicole Pistolesi, Niccolò Rubenni, Diego Scognamiglio, Clarissa Simonetti, Samuele Stefanelli, Aida Tall, Alessio Maria Tedino, Marco Zhang. Docente tutor Francesca Luzzi.
Dirigente scolastico Sandro Sodini.