ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Da Vinci - Leopardi di Avenza (MS) - 2C, 2E

Parole in continuo movimento L’evoluzione del gergo giovanile

I ragazzi della scuola Leopardi spiegano i cambiamenti dell'italiano nel corso del tempo Generazioni a confronto mentre i nuovi termini prendono posto in tv, giornali e dizionari

Come nasce la lingua italiana? La lingua italiana è complessa perché comprende parole di origine diversa. In Italia ai tempi dell’Impero romano si parlava il latino ma, dopo il suo crollo, si iniziarono a creare diversi dialetti chiamati volgari. L’italiano è solo l’evoluzione di uno dei volgari presenti in Italia: il fiorentino antico, che venne scelto perché i più grandi e famosi scrittori in volgare, Dante, Boccaccio e Petrarca erano toscani ed è grazie a loro che parliamo l’italiano di oggi.

Col tempo si aggiungono sempre nuove parole.

Ogni parola ha una propria origine e una sua data di apparizione sul dizionario. Ma quando i neologismi si introducono ufficialmente nella lingua italiana? Questo accade quando le parole nuove vengono utilizzate la prima volta in articoli di giornale. I nuovi termini sono poi aggiunti ai dizionari dalle case editrici, cosa che una volta era compito dell’Accademia della Crusca. Sono proprio le case editrici a decidere quali parole possono essere considerate italiane. Oggi la maggior parte dei nuovi termini provengono dal lessico dei giovani e dal loro mondo, come ad esempio dai videogiochi, YouTube, internet e dai social.

Tra gli esempi più noti possiamo individuare gosthare (sparire dalla vita di una persona), cringe (imbarazzante), laggare (andare a scatti a causa di una connessione debole), flexare (vantarsi di un oggetto nuovo). Molte parole inglesi sono state “italianizzate” diventando di uso comune tra i giovani. Inoltre il linguaggio moderno, anziché utilizzare parole per esteso, utilizza sempre di più le abbreviazioni come “bro”.

Ma tutte queste parole che non sono ancora nel vocabolario verranno mai aggiunte? E se fossero aggiunte verrebbero comprese da tutti? I “boomer” ci metteranno molto tempo ad impararle, considerando che non fanno parte del linguaggio per loro usuale, ma è anche vero che ultimamente in televisione si iniziano a sentire. I genitori o i nonni possono farsele spiegare dai loro figli o nipoti così da avere un dialogo che al giorno d’oggi non c’è quasi più. Queste nuove parole sono usate per lo più dai giovani ma anche i nostri nonni e i nostri genitori ai loro tempi avevano il loro lessico giovanile. Quindi il vocabolario può essere inteso in due modi: è lo strumento che utilizziamo per conoscere il significato delle parole della lingua italiana oppure indica l’elenco di parole che una persona conosce di una lingua particolare. Sarà solo il passare del tempo a dirci se i lessici delle due generazioni potranno mai unirsi.

La lingua cambia nel tempo in base all’uso che se ne fa e di conseguenza si adegua sia all’ambiente che alla società in cui si vive. Quest’ultima è cambiata molto negli ultimi anni, anche perché le donne hanno un ruolo sempre maggiore nel mondo del lavoro, infatti svolgono professioni che non avevano mai fatto prima, essendo destinate ’tradizionalmente’ agli uomini. Tuttavia, a volte, nascono dei problemi nel formare il femminile di nomi di mestieri un tempo solo maschili.

La lingua italiana è quindi ’maschilista’, cioè privilegia il maschile rispetto al femminile? Probabilmente sì, anche perché se abbiamo un maschio e una femmina l’aggettivo che li definisce viene sempre declinato al maschile (’Ugo e Lia sono simpatici’), così come si usa il maschile quando ci si riferisce a un gruppo composto da maschi e femmine. Per superare questo problema oggi si tende a nominarli entrambi (’tutti e tutte, ragazzi e ragazze’). Ma è davvero importante specificarlo? È una forma di rispetto o un’inutile sottolineatura delle differenze di genere? Inoltre è davvero importante sapere se quello che ci costruisce la casa, ci cura, ci aggiusta il rubinetto è un maschio o una femmina? Secondo alcuni specificare il genere potrebbe rischiare di far passare in secondo piano la sostanza e le capacità professionali di una persona, mentre per altri è una giusta rivendicazione del ruolo delle donne nella società. Non esiste una risposta corretta. È giusto porsi la domanda, ma probabilmente il solo fatto di farsela indica che non c’è una vera parità tra uomini e donne nella mente delle persone.

 

Classe II C: Anita Bertuccelli, Samuele Castagna, Gabriela Ceban, Simone Chellini, Sara Maria Cozma, Emma Dell’Amico, Davide Di Gennaro, Elisa Vittoria Epistolato, Clarissa Figaia, Megan Frediani, Nicolò Gervasi, Carlo Iardella, Daniel Lori, Asia Musetti, Alex Palagi, Sofia Ragaglini, Yeniel Reyes Garcia, Samuele Salutini, Francesco Schiattarella, Vanessa Scotto Di Luzio, Filippo Scroglieri, Jazmin Ventura Camilo. Docente tutor: Francesca Spinetti.

Classe II E: Eva Bertolini, Alice Bianchi, Aurora Bucci, Francesco Matteo Capici, Edoardo Dini, Bilal Ennasiri, Coumba Fall, Diego Fiorini, Mattia Giuliani, Tea Luciani, Matteo Mottola, Simone Ricci, Stella Maria Rovetti, Maria Lena, Mariam Zahira Sayyed, Leonardo Tarabella, Matilde Volpi, Luca Zampolini. Docente tutor: Maria Luisa Cricca.

Dirigente scolastica: Elsa Daniela Novelli.

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