ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado G. Pontano di Vallo di Nera (PG) - 2A, 3A

Alberi, ossigeno per il futuro La Valnerina riparte dal verde

Cronaca di una mattina nella natura: dal paesaggio all'economia, le piante sono nostre alleate

Quanti alberi ci sono in Italia? Secondo il Ministero dell’Agricoltura, circa dodici miliardi: una grande ricchezza da tutelare, soprattutto in una valle ricca di boschi come la nostra. Ecco perché, nella “Casa dei racconti”, centro di ricerca sulle tradizioni orali della Valnerina, celebriamo la Giornata nazionale degli alberi: «È stata istituita oltre un secolo fa», spiega Alfredo Vannoni, maresciallo capo della stazione dei carabinieri forestali di Sant’Anatolia Di Narco, mentre ci accoglie. È una mattina piovosa di fine novembre, ma siamo davvero felici di partecipare all’iniziativa.

Togliamo gli impermeabili e sistemiamo gli ombrelli, continuando ad ascoltare: «Gli alberi svolgono funzioni fondamentali. Producono ossigeno, sono alla base del patrimonio paesaggistico. Con le radici prevengono il dissesto idrogeologico e sono una preziosa risorsa economica e turistica per le comunità rurali». Il nostro sguardo si posa sul tavolo dove ci sono alcune piantine di cerro, noce e roverella: tra poco le metteremo a dimora. Il sindaco di Vallo di Nera, Agnese Benedetti, sembra leggerci nel pensiero, mostra alcune schede dove sono raccolti i nomi dialettali delle specie floreali locali. Così il pioppo diventa “l’albucciu”, mentre il corniolo è “il grugnale” e il tiglio viene declinato al femminile.

Molte piante sono denominate così perché donano i frutti, donano la vita: «Piantare un albero è qualcosa di enorme, diventerà parte del territorio e delle persone che lo abitano. In piazza c’è un leccio, soprannominato tribunale, perché la gente si ferma a parlare sotto alle sue fronde e spesso emette sentenze», racconta con un sorriso.

Ci guardiamo intorno meravigliati, al centro della stanza c’è un armadio con tanti cassetti, custodiscono tesori del passato. Tutto è di legno: giochi antichi, dalla fionda ai fischietti, cesti di vimini, la struttura del “prete”, che veniva usato per riscaldare le case quando non esistevano termosifoni.

«Vedete quante cose? – domanda Valentino Scirri, guardia ittica di Legambiente – studiate non solo sui libri: i boschi sono luoghi da riscoprire, trasmettono emozioni e valori senza tempo». Usciamo fuori, verso i giardini pubblici, ora la pioggia concede una tregua. È tempo di occuparci delle piantine: le liberiamo dai vasi, hanno radici piccole, ma cresceranno. I carabinieri forestali hanno già scavato le buche e ci guidano con gesti sapienti. Padre Luis, il parroco della zona, le benedice. Abbiamo capito che la coscienza ecologica parte da qui, allora facciamo una promessa in silenzio: presto verremo a trovarle!

 

Il fiume Nera scorre impetuoso a pochi metri dalla nostra scuola. È bello fermarsi ad ammirarlo, un intero ecosistema gira intorno alle sue acque limpide.

Uomini, piante e animali: ciascuno si giova del fiume a suo modo. È talmente importante che sono fiorite tante leggende per spiegarne l’origine e il percorso, le conoscono bene i nostri nonni. La più affascinante risale all’epoca romana e narra la storia di un amore intenso. Un amore che portò alla nascita della Cascata delle Marmore, il salto artificiale più alto d’Europa. La bellissima ninfa Nera, figlia del dio Appennino, si innamorò del giovane Velino, un semplice pastore. Nonostante il suo sentimento fosse ricambiato, l’amore tra un mortale e una divinità non poteva essere tollerato a lungo dagli dei. Durante un banchetto, Giunone, venuta a conoscenza del loro legame proibito e forse invidiosa, decise di punire la ninfa. La rapì, portandola in cima al Monte Vettore, dove la trasformò in un fiume. Nera, piangendo a dirotto, cominciò a scorrere fino ad arrivare alla rupe di Marmore, dove aveva incontrato Velino la prima volta.

Intanto una sibilla aveva rivelato al pastore la triste sorte della sua amata. Velino, trafitto dal dolore, si gettò dallo stesso promontorio per farla finita. Per fortuna intervenne il signore degli dei: Giove, mosso a compassione, premiò questo amore senza confini, regalando il lieto fine.

Durante il volo trasformò Velino in acqua: gli amanti furono finalmente riuniti e i due fiumi fusi insieme per sempre.

Questa pagina è stata realizzata dagli studenti delle classi IIA e IIIA della scuola secondaria di primo grado di Vallo di Nera (Istituto omnicomprensivo “Giovanni Pontano”, Cerreto di Spoleto). Ecco i nomi degli studenti cronisti: Veronica Benedetti, Emma Di Curzio, Semir La Penna, Enea Memini, Ahnaaf Mohamed, Adriana Pavlik, Anastasia Poli, Franco Rotilio. Il docente tutor, che ha coordinato il lavoro degli alunni è il professor Federico Frigeri.

Il dirigente scolastico è Maria Cristina Rosi.

(Nella foto un cartellone fatto dai ragazzi).

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