Bello, brutto e cattivo… del social
Dal «catfish» ai «leoni da tastiera»: molte insidie in un mondo che ci appartiene e che ha anche lati positivi
Ormai quasi tutti hanno un dispositivo elettronico, quindi ci può capitare di comunicare anche con persone sconosciute.
Questo però non ci deve portare a mancare di rispetto: dovremmo scrivere online solo quello che abbiamo il coraggio di dire di persona. Alla nostra età abbiamo più difficoltà a parlare di persona anche con chi conosciamo già da molto tempo, rispetto agli adulti, perché preferiamo farlo attraverso lo schermo, con cui ci vergogniamo meno. Anche gli adulti, quando erano ragazzi, non erano poi molto diversi: anche loro si imbarazzavano a parlare di persona, ma non avevano un dispositivo elettronico ad aiutarli e dovevano utilizzare altri mezzi come lettere, bigliettini ecc… Ci sono aspetti sia negativi che positivi riguardo i social. Tra quelli positivi, il fatto che i social possono essere utili per rimanere in contatto in tempo reale con amici, parenti e così via. Grazie ai social, possiamo ampliare le nostre conoscenze e fare nuove amicizie con persone con cui condividiamo degli interessi. Per molti, utilizzare i social è un modo per non sentirsi soli. I social media possono essere utili per esprimerci liberamente, dandoci uno spazio nostro che a volte nella realtà fatichiamo a trovare. Con i feedback positivi ricevuti tramite i social l’autostima di una persona può migliorare.
Tra gli aspetti negativi, il fatto che i feedback negativi creano un effetto avverso, causando possibili problemi all’utente che ha condiviso il contenuto oggetto di critiche. È facile cadere nell’ossessione dell’essere popolari sui social.
Capita spesso di entrare nei social con l’intenzione di trascorrere pochi minuti, ma poi rimanerci per ore senza accorgersene.
È dimostrato che provocano dipendenza, oltre a un’enorme perdita di tempo che si potrebbe usare in altri modi. Può capitare che una persona sconosciuta ci scriva fingendosi qualcun altro o con un’identità inventata: questo fenomeno viene chiamato «catfish» e negli ultimi tempi sta aumentando. I social media contengono foto e selfie «modificati» che mostrano una realtà alterata, della quale danno una visione distorta. In alcuni ambienti è facile incontrare molti «leoni da tastiera», persone che scrivono commenti violenti approfittando della «protezione» offerta dall’anonimato della rete. Preferire le compagnie e le amicizie virtuali può portare alla perdita o all’allontanamento di quelle reali. Secondo alcune ricerche, più del 90% degli adolescenti possiede almeno un telefono proprio. Il benessere dei giovani è molto influenzato dall’utilizzo dei social media.
Ogni giorno scriviamo online, senza pensare alle conseguenze. Ecco alcuni consigli per evitare fraintendimenti e discussioni. Scrivendo a conoscenti, ci sono alcune regole per comunicare in modo pacifico. Rispondi con gentilezza e rispetto. Quando scherzi assicurati che entrambi stiate al gioco. Usa le emoji per farti capire di più. Non essere insistente; non scrivere ciò che non avresti il coraggio di dire di persona. A persone sconosciute non si dovrebbe scrivere, ma se capita: presentati; se qualcuno ti scrive in modo inappropriato bloccalo; non condividere mai informazioni personali; non credere a tutto ciò che dicono gli estranei; sii consapevole che qualunque cosa scrivi può provocare danni.
Ci siamo accorti che praticamente tutti i suggerimenti valgono chiunque sia la persona al di là dello schermo, conosciuta o no, di qualunque età.
Tutti possono commettere errori durante una conversazione, l’importante è accorgersene, scusarsi e cercare di rimediare.
Con queste regole si potrà sbagliare meno, sia nel mondo digitale che in quello reale.
Il nostro motto è di sole 11 P: «Prima Pensa, Poi Parla, Perché Parole Poco Pensate Possono Provocare Pentimento». Un vecchio modo di dire sempre attuale.
Abbiamo intervistato una classe prima della nostra scuola, 17 alunni, con domande sull’uso del cellulare e dei social.
Quanti di voi hanno un telefono? Sedici alunni hanno risposto di averlo.
A che età avete avuto il vostro primo telefono? «A 4 anni», un bambino, «5 anni», tre di loro, «a 6 anni», un altro, «a 7 anni»,2, «a 8 anni», altri 2, «a 10 anni», 2 , e altri 5 hanno risposto che lo hanno avuto «a 11 anni».
Per cosa lo usate? Praticamente tutti hanno risposto che lo usano per i social, per il registro elettronico, per musica e giochi, ma anche per i film.
Avete un social network? Tutti hanno Whatsapp, ma 13 di loro hanno altri tipi di social (Instagram, Discord, Tik Tok).
Pensate ad un amico: ci parlate maggiormente per chiamata, attraverso social network o di persona? «Per chiamata», hanno risposto sei alunni, «di persona», altri sei; «tutte e tre le modalità», un solo ragazzo. Tre astenuti.
Vi siete mai imbattuti in una fake news? Otto studenti hanno risposto di sì.
A quanti di voi i genitori controllano il telefono? Per 8 di loro, i genitori controllano il telefono (tempo d’utilizzo, controllo contenuti, ecc…).
Ecco gli alunni della classe 2C dell’istituto Leonardo Da Vinci di Pistoia: Agostini Sofia, Battistini Fiamma, Battistini Luca, Breschi Margherita, Doci Morgan, Eusebini Asia, Fedi Marco, Ferroni Rebecca, Genovesi Matilde, Granchio Davide, Innocenti Giada, Innocenti Vanessa, Kaculi Elisa, Lamura Tommaso, Nencini Mattia Vitagliano Matilde.
Tutor: professoressa Emilia Borelli, professoressa Irene Totaro, professor Davide Franceschi.