ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Primaria Sandro Pertini di Scandicci (FI) - 5B

Amicizia, patti fra popoli diversi

La necessità del dialogo incessante per contrastare la furia della guerra e le diseguaglianze

Caro Diario, questa mattina fra i banchi di scuola, con i nostri compagni ci siamo soffermati su questo argomento importante che riguarda tutti noi.

Fin dai tempi antichi ci sono stati molti litigi da cui nacquero battaglie tanto agguerrite come oggi succede.

Le guerre portano fame e povertà ai popoli, le armi sono in grande quantità e potenti, causano molti danni, radiazioni, distruggono città e perfino interi stati del mondo. Le incursioni arrivano fin dentro le metropoli per distruggere i monumenti e gli edifici, per causare macerie e paura agli abitanti. Non solo sparano sulla terra ma anche dal cielo lanciando bombe nucleari… uccidendo persone. I soldati subiscono il rischio di morire, la minoranza riesce a salvarsi; per questo molti bambini sono orfani. Le guerre durano molti anni e sono dolorose. Noi siamo fortunati a vivere in un paese che ripudia la guerra… Secondo me è importante creare un accordo per comunicare senza sparare. Parli e non spari posizione giusta per non fare la guerra, tutto il mondo dovrebbe essere amico e non ha senso usare le armi.

L’accordo è una cosa che si condivide ed è importante dialogare per non combattere cercare d’imparare reciprocamente perché siamo diversi ed il diverso degli altri può essere utile per ognuno di noi.

È più che importante imparare dall’altro, per sapere più cose, per conoscersi e per fare nuove amicizie.

Per promuovere l’accordo bisogna lavorare reciprocamente, questo ci permette di raccogliere più idee che vengono condivise, fino ad arrivare a prendere delle decisioni.

Si ha anche quando le persone cercano di capirsi pur avendo opinioni diverse ma alla fine concordano scegliendo l’idea giusta per tutti.

C’è l’accordo quando si arriva a stringere un patto, mi sembra utile per non fare accadere la guerra.

Bisognerebbe considerare che ogni persona, di ogni nazione differente dalla nostra, ha qualcosa da donare all’altro. Un accordo o un patto assume un valore importantissimo e va rispettato.

Dal fondo interviene qualcuno…

Per costruire un patto bisogna fare amicizia e un rapporto gentile aiuta a costruirla. Essere fedeli, onesti, avere la consapevolezza di ciò che si fa, avere rispetto delle persone permette di edificare rapporti di fiducia con gli altri.

 

Abbiamo intervistato in modalità online Leonardo Bartoletti, presidente del Rotary Club Firenze Ovest.

Com’è nata l’idea di raccogliere fondi per l’Ucraina? «Tutto nasce dal Rotary. Tutte le attività del club, sono improntate per fare qualcosa, per chi ha bisogno, ma serve l’aiuto di tutti».

Dove si è svolto l’evento? «Al teatro Verdi, dove abbiamo organizzato un concerto. Abbiamo coinvolto una fondazione e abbiamo appreso in maniera precisa quale fosse la maggiore necessità nei luoghi dove serve aiuto. La guerra porta tante necessità, fra cui la cura dei feriti».

Com’è andata la raccolta fondi? «Siamo partiti dal costo del biglietto d’ingresso di 25 euro a persona; così facendo siamo riusciti a coprire i costi e poter destinare circa diecimila euro in beneficenza».

Perché avete scelto uno spettacolo musicale? «È un evento capace di attirare l’attenzione di tante persone e incoraggiarne la partecipazione».

Con il ricavato sono stati acquistati medicinali? «Sì, i soldi sono stati utilizzati per l’acquisto di garze pre-medicate, prodotto utile a curare le ferite in condizioni d’emergenza».

 

Oggi si presenta la necessità di comunicare: bisogna avere un buon approccio fra Paesi per coltivare interessi comuni. L’empatia svolge un ruolo importante nel processo di conoscenza dell’altro, confrontandosi e parlando può anche nascere lo scambio. Dal patto stretto automaticamente cessano i conflitti e si va verso la pace. Da qui il racconto di Leonardo Bartoletti recatosi più volte a Dresda gemellata con Firenze.

Quando e come è nato il gemellaggio con la città tedesca? «In realtà quest’amicizia è iniziata nel 1977, quando la Germania era ancora sotto l’influenza russa. Dresda e Firenze a dire il vero sono due città molto simili, hanno entrambe il fiume, ma il loro è navigabile. Con la nostra città condividiamo il turismo e soprattutto l’arte infatti i musei mantengono rapporti molto attivi fra loro».

Come si è trovato a Dresda? «Mi sono trovato benissimo, sono stato subito accolto, tutti si sono dimostrati molto gentili.

Le dimensioni della città non sono enormi, è a “misura d’uomo” e ci si sposta con facilità».

Può dirci una parola in tedesco? «Certo! “freund”! Si traduce come amico».

Votazioni CHIUSE
Voti: 46

Pagina in concorso