Una luce diversa in Samuele
Essere cieco non vuol dire che la tua vita sia finita, ma che ne inizia una tutta nuova
In occasione della «Settimana per la promozione della lettura» abbiamo invitato nella nostra scuola un giovane ragazzo non vedente, Samuele Marras. Il suo arrivo ci ha incuriosito e inizialmente imbarazzato perché non sapevamo come rapportarci con lui, ma tutto questo è durato pochissimo perché appena ha iniziato a parlare ci ha coinvolti con la sua simpatia e allegria. Forse alcuni si chiederanno come si possa parlare di allegria quando si vive un’esperienza come la sua? Certo all’inizio non è stato facile. Tutto è cominciato nel momento in cui ha deciso di fare una visita agli occhi perché si era accorto di non vedere sempre bene. E qui la grande sentenza: il dottore gli disse che sarebbe diventato cieco a causa di una malattia rara che aveva colpito la retina. Questa notizia lo sconvolse al punto che decise di tenere all’oscuro i suoi amici. Un giorno chiese loro di andare a fare una passeggiata ad occhi chiusi. Ovviamente questa proposta lasciò tutti meravigliati, tanto che iniziarono a ridere su questa idea così fantasiosa. Era arrivato il momento di una spiegazione e per questo decise di raccontare co-me la sua vita sarebbe cambiata da lì a poco. Il tempo stringeva e voleva esercitarsi. Gli amici non scapparono, anzi gli rimasero e gli rimangono anche ora sempre accanto, così come la sua famiglia. Come annunciato dai medici, la vista calò sempre di più fino ad essere completamente non vedente. Rabbia, do-mande sul perché di tutto questo, furono le prime reazioni, ma poi capì che doveva trovare una soluzione a tutto questo perché la disperazione non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua vita.
Essere cieco non vuol dire che la tua vita sia finita, ma che ne inizia una nuova. Da quel momento si doveva basare tutto non sulla vista, ma sugli altri sensi e sulla memoria. Quindi riprese a sognare e a lottare per i suo futuro. Oggi è un ragazzo felice: insegna canto, suona il pianoforte e frequenta l’università. È proprio questa sua serenità che ci ha trasmesso che ha buttato giù quel muro di imbarazzo e timore iniziale, e ci ha invogliato a rivolgergli una serie di domande senza fine appena ci ha detto che era lì per noi, pronto a rispondere alle nostre curiosità.
Ovviamente per prendere la parola non aveva senso alzare la mano ma dovevamo seguire delle regole diverse: chiamarlo, presentarci, e porre la domanda. Nel teatro della scuola così abbiamo potuto ascoltare un susseguirsi di voci che dicevano: «Ciao Samuele, sono … , posso farti una domanda?»
Oggi la tecnologia è molto importante, soprattutto per i non vedenti. Spesso si usa il telefono per divertimento, ma invece può diventare indispensabile per i non vedenti. Ci sono diverse applicazioni, come Seeing ai, che utilizza la fotocamera del cellulare per identificare cosa si ha intorno, così al supermercato può dirci se siamo davanti a dei biscotti o al caffè. E per leggere? Samuele non usa il il braille come si potrebbe pensare, ma un apparecchio che si chiama Clear Reader che trasforma l’immagine in caratteri e tramite la sintesi vocale li legge. Leggere è troppo importante per estendere la mente ed è vitale per tutti, non ne possiamo fare a meno e ci ha raccomandato di farlo con passione. Vive da solo, ma quindi come può cucinare? L’udito è importante perché attraverso i rumori si può capire se l’acqua sta bollendo. Oltre a ciò, si può utilizzare una tecnologia inventata da un designer olandese, Menno Kreuzen, che ha installato un sistema di cottura innovativo progettato apposta per i non vedenti, utilizzando la tecnologia a induzione, il fornello touch turn provvisto di una base fissa sulla quale inserire gli appositi piatti pieni di alimenti destinati alla cottura.
L’incuria della gente può creare disagio a un non vedente? «Sì! Quando impari ad attraversare in un punto preciso, se con il bastone percepisci una macchina, cioè un ostacolo, questo destabilizza il tuo percorso perché devi spostarti verso un’altra parte e ciò potrebbe voler dire finire in mezzo alla strada, ed essere un pericolo per se stessi e per gli altri. Se il terreno è sporco di escrementi, potrei sporcare la pallina del bastone con cui ci si orienta e questa può essere scivolosa e quindi potrei perdere anche l’equilibrio».
Come fai a percepire i colori? «Quando nasci non vedente i colori li associ a delle emozioni.
Ad esempio per capire il rosso il non vedente avvicina la mano al fuoco. Da quel momento saprà che è un colore caldo e passionale. Il colore non è un insieme di pigmenti come li vedete voi ma è l’emozione che suscita. Così il verde non è più il colore del prato, ma è l’emozione che mi suscita quando tocco l’erba di un prato. Il concetto di verde è lo stesso ma se ne fa esperienza in modi diversi, il vedente lo fa con la vista, il non vedente lo fa con il tatto e l’emozione».
Ecco i componenti della redazione della classe I A della scuola secondaria di I grado «2 Giugno» della Spezia: Alunni partecipanti: Ambrosini Sofia, Bella Damiano, Bendok Abdelaziz, Briuni Mehdi, Chafik Mattia Karim, Coku Leana, El Mabrouk Yasmine, Giobbe Samuel, Lushi Emily, Makroum Massin, Marku Gezim, Mori Alessandro, Morina Valton, Murrani Elisa, Peralta Marbelis, Prushi Emili, Rosario Nunez Kevin, Santos Cruz Manuel, Topcija Giulia, Vicini Ada, Zelasco Sofia.
Docente tutor: Maria Chiara Serantini Dirigente Sandra Fabiani