ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di primo grado Mazzini di Pisa (PI) - 3E

ll controllo delle acque: la storia

Il Consorzio di bonifica: un supereroe tra difesa e gestione di territorio, sistema idrico ed emergenze

Prima Fiumi e Fossi poi nel 2014, col Padule di Fucecchio e la Val d’Era, nasce il Consorzio 4 Basso Valdarno: la finalità è sempre la stessa, la salubrità , lo scolo delle acque, l’irrigazione: una garanzia per l’assetto idraulico del nostro paesaggio! Al Consorzio spettano infatti molte funzioni quali la salvaguardia del territorio e dei corsi d’acqua per evitare alluvioni e pesanti disagi: pensiamo in passato quanti allagamenti ci sono stati nel quartiere di Porta a Lucca in caso di piogge intense che si sono poi risolti grazie ai lavori per la sicurezza idraulica fatti dal Consorzio.

La progettazione e la realizzazione delle opere di bonifica con la costruzione e manutenzione in efficienza dei numerosi impianti idrovori sul territorio. E poi la programmazione degli interventi di manutenzione dei corsi d’acqua, come ad esempio la pulizia del fosso del mulino e della piazza delle Gondole, il servizio di tutela e qualificazione dei terreni e degli immobili ed ultimo, ma non meno importante, il servizio di pronto intervento in caso di piene ed emergenze idrauliche. In effetti senza tutto ciò, anche l’esistenza dei centri abitati sarebbe seriamente compromessa. Non solo, l’acqua grazie agli impianti idrovori e alle opere di manutenzione di fossi e canali nei secoli è diventata una risorsa per l’agricoltura e l’ambiente: infatti l’Istituzione, già nel Medioevo, provvedeva al controllo delle acque e dell’agricoltura nel nostro paesaggio dove la poca pendenza verso il mare creava difficoltà di scolo dei terreni paludosi.

I Medici poi intervennero solo per fronteggiare le calamità naturali o potenziare le fattorie e peschiere granducali. I Lorena invece si impegnarono a recuperare vaste zone all’agricoltura e all’insediamento umano con importanti mezzi tecnici e finanziari. Dall’Ottocento la bonifica diventò civilizzatrice con l’intento di risollevare le aree arretrate, creare posti di lavoro e assicurare lo sviluppo demografico ed economico. Dopo un certo disinteresse dello Stato Unitario, le opere di bonifica ripartirono tra le due guerre mondiali, ma è stato nel secondo dopo guerra che si è registrato il progressivo completamento delle bonifiche e il prevalente uso dei terreni per uno sfruttamento agricolo intensivo.

Oggi l’attività del Consorzio è un’attività in divenire, in cui nuove esperienze e tecnologie mantengono efficace ed efficiente l’impegno quotidiano, cosicché l’acqua possa essere dominata e mai più dominatrice del nostro territorio.

 

Anni ’60: pacifismo, lotta per i diritti dei neri, il no alla guerra in Vietnam. Gli studenti in rivolta ascoltano Dylan, Beatles e Rolling Stones e protestano sognando un mondo migliore. Così il 4 novembre dopo che l’Arno investì Firenze e i suoi tesori, da tutto il mondo giunsero gli «angeli del fango», quegli stessi giovani che mossi da grandi ideali e voglia di partecipazione lavorarono incessantemente al recupero dei tesori della città.

Pure Pisa fu travolta dalle acque, ma i danni, ingenti, non interessarono le opere d’arte e così gli angeli del fango non arrivarono e i pisani si rimboccarono le maniche. Molti ancora oggi ricordano che «radio e telefoni andarono in tilt» (M. Rossi) e M.B. Guelfi «a Santa Croce mia cognata con la neonata furono recuperate con la barca», «in Arno passavano tronchi d’albero e mucche morte» (R. Petrini), D.

Mattioli «nell’aria c’era un forte odore di melma. Nel pomeriggio iniziarono a gridare ‘andate tutti a casa’ e vidi l’acqua uscire a rivoli e spruzzi tra le paratie e i sacchi di sabbia. Abitavo al terzo piano, dalla tromba delle scale vedevo l’acqua salire e aiutai i signori del piano terra. Quando l’acqua si ritirò rimase una melma gommosa e camminando ad ogni passo lo stivale rimaneva appiccicato a terra e usciva il piede».

 

Dopo l’inondazione del 1949 che fece danni ingenti fu costruito lo scolmatore dell’Arno, un canale di 28,3 km che riceve le piene a monte della città e le restituisce al mare presso il porto di Livorno; nel ’66 però l’opera non era ancora completata, con la terribile alluvione che ne derivò; il lavoro è stato ultimato solo nel 1987 con la massima portata. Di recente si è investito per la costruzione di una foce armata per contenere l’insabbiamento che aveva molto ridotto la portata e così durante la piena del novembre 2019, l’apertura prima delle cateratte dello scolmatore di Pontedera e poi l’entrata in funzione del bacino di Roffia a San Miniato, altro intervento da poco ultimato, hanno funzionato alla perfezione facendo da «valvole di sfogo», evitando così che la piena minacciasse seriamente Pisa.

Questo dimostra che con giusti investimenti e nuove tecnologie si può mettere in sicurezza il territorio e la città scongiurando o limitando i danni delle calamità naturali. I costi da affrontare sono alti, ma per questi lavori non dovrebbero esserci limiti di spesa nei bilanci pubblici.

La redazione della III E della scuola «Mazzini» Pisa: Alessandro Alzapiedi, Lisa Azzurri, Simone Boccuccia, Mia Costa, Birsena Dibran, Yassir El Harcha, Diego Foschi, Aurelio Freni, Federico Giordani, Miro Greco, Michele Maglio, Nimisha Moi, Asia Morganti, Nhesea Mormina, Leon Procopio, Francesco Saverio Puccetti, Giulia Santinelli, Vittoria Santos, Dario Sorrentino, Thomas Sotgiu, Viola Spagnolli, Giulio Stefanini, Sara Talbi. Dirigente scolastico: Beatrice Lambertucci Docente tutor: Alessandra Guerri

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