ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di primo grado Fermi di Livorno (LI) - 2A

“Ragazzi, state attenti alle parole che usate”

Per lo scrittore Michele D’Ignazio “diversità” ed “emarginazione” nascono anche dall’uso della lingua

Michele D’Ignazio è uno scrittore italiano per ragazzi. Nato nel 1984, ha pubblicato per Rizzoli “Pacunaimba”, la serie di “Storia di una matita” e la trilogia di “Babbo Natale”. Nel 2020 ha dato alle stampe un’autobiografia, sempre destinata a bambini e adolescenti, intitolata “Il mio segno particolare”. La “particolarità” di Michele è quella di essere nato con un nevo melanocitico congenito gigante, ovvero con un “neo a mantello” che gli ricopriva gran parte della schiena.

Grazie all’associazione “Naevus Italia Odv”, la nostra classe si è collegata via “Meet” con Michele per intervistarlo.

Michele, come le è venuta l’idea di scrivere la sua autobiografia? «Nel 2018, ad una presentazione di un mio libro, per caso, ho scorto nel pubblico una bambina “uguale a me”. Era settembre, faceva caldo, aveva i pantaloncini corti e ho riconosciuto in lei i “nevi satellite”. Quindi, non ero solo, c’era qualcun altro come me! Grazie a lei ho conosciuto l’associazione “Naevus” e ho scoperto che c’erano tanti bambini (ed adulti) con la mia “particolarità”».

Per questa sua particolarità, si sente o si è mai sentito “diverso”? «La diversità non mi ha mai spaventato perché ho avuto la fortuna, da bimbo, di vivere in America. Abitavo in un quartiere dove in un fazzoletto di terra c’erano bambini provenienti da tutto il mondo. Giocare tutti i giorni con ragazzini di tutte le culture e di tutte le etnie non ti fa sentire diverso. Quando sono tornato in Italia avevo la mente aperta. In quel bellissimo contesto multiculturale avevo compreso la normalità e la bellezza della diversità. Oggi invece tra ragazzi ci sono fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo che colpiscono spesso chi viene considerato “diverso” dal gruppo».

Che consigli può dare ai ragazzi della nostra età? «E’ molto importante fare molta attenzione alle parole che si usano. Prendete “maltempo”. Da sempre si dice “ha piovuto molto, c’è stato maltempo”. Ma come? Si parla continuamente di siccità – e poi se piove ci ostiniamo a dire che c’è stato “maltempo”? L’acqua è vita! Prendete anche i miei “nei”. In Spagna si chiamano “lunares”: quando sono andato lì, pieno com’ero, tutti mi guardavano con uno sguardo dolce, come se fossi un figlio della Luna. In Francia, i nei si chiamano “chicchi di bellezza”.

In inglese hanno un nome buffo, sono “le montagnole che scavano le talpe”. Qui in Italia, invece, quando si parla di qualcosa di bello che però ha una pecca si dice: “L’unico neo…”. L’Italia è uno dei pochissimi Paesi al mondo dove “neo” ha un’accezione negativa».

 

I libri di Michele D’Ignazio possono accompagnare gli studenti anno dopo anno. In prima media, ad esempio, è possibile leggere “Storia di una matita” (che ha due seguiti: “Storia di una matita. A scuola” e “Storia di una matita. A casa”, tutti editi da Rizzoli). Il personaggio principale, Lapo, ha qualcosa in comune con la vita reale di Michele: è diverso dai suoi compagni perché una notte si è trasformato in una matita gigante, “con una grande punta per disegnare al posto della faccia”. Per la seconda è adattissimo “Pacunaimba – L’avventuroso viaggio di Santo Emanuele”, la storia di un ragazzo costretto ad andare alla ricerca di un lontano parente scomparso senza lasciare traccia anni prima in Brasile. “Il mio segno particolare” è il libro che ispirato il nostro lavoro e si può leggere anche in terza. Dal volume è stato tratto anche uno spettacolo teatrale che sta girando l’Italia, interpretato da Marco Zordan e diretto da Maria Antonia Fama. Michele D’Ignazio è uno scrittore per ogni età. Negli ultimi anni delle elementari si possono leggere i tre romanzi della serie di “Babbo Natale” (sempre editi da Rizzoli), “Il secondo lavoro di Babbo Natale”, “Babbo Natale fa gli straordinari” e “Babbo Natale e l’inaspettata neve”, con le illustrazioni di Sergio Olivotti.

 

C’è più violenza in giro. Tutte le scuole stanno registrando un aumento, dopo la Pandemia, di casi di bullismo e cyberbullismo. Ai fenomeni “fisici” (mani addosso, spintoni, cazzotti) si è aggiunta la crescita impressionante di un’altra manifestazione d’odio violenta, spesso etichettata dai carnefici come “burla” o “scherzo”. Nelle scuole, nelle palestre e sui campi da calcio è in aumento esponenziale il “bullismo verbale”. Insulti continui e reiterati, offese, bugie, derisioni, pettegolezzi, falsità, cattiverie, minacce, nomignoli offensivi (soprannomi non graditi, spesso usati alle spalle o per denigrare), parole pesanti, offese ai familiari, allusioni false alla condizione sociale o personale (“sei povero”, “puzzi”), orientamento sessuale (“gay”, “lesbica” usati come etichetta per ledere), corporatura fisica (“sei basso”, “spilungone”, “ciccione/cicciona”), modi di essere (“mongolo”, “ritardato”, “scemo”, “secchione”). Molte scuole si sono dotate di un modulo di segnalazione per contenere il dilagare di questa piaga sociale.

Insegnanti: Claudio Marmugi, Giada Stefanini Dirigente: Prof.ssa Cecilia Semplici Alunni: Arman Bapary, Reda Belgarne, Stefano Bracamonte (autore della caricatura), Damiano Cirotto, Elisabeta Ciuca, Cassandra Conception, Matteo Costanzo, Giorgia Disgraziati, Giulia Felloni, Amira Ferchichi, Ariana Hurtado, Markela Jahaj, Michele Marianucci, Julia Mazza, Sara Pilinci, Gaia Principato, Andrea Vella

Votazioni CHIUSE
Voti: 1

Pagina in concorso