ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado San Quirico d'Orcia di San Quirico d'Orcia (SI) - Redazione

Con lo sport mettiamo il bullismo ko

La maggior parte dei ragazzi pensa che l’attività fisica sia uno scudo per le persone indifese

Per avere un’idea di ciò che pensano e di come si comportano i nostri coetanei abbiamo sottoposto agli alunni della nostra scuola un questionario su alcuni temi di attualità: social, bullismo, sport. Ecco i risultati. La maggioranza dei nostri compagni pratica uno sport, soprattutto di squadra, anche se una buona parte di loro fa uno sport individuale. In generale abbiamo rilevato soddisfazione per le attività svolte, quasi tutti i ragazzi hanno dichiarato di trarre molti benefici dalla pratica sportiva, sia a livello fisico che psicologico: lo sport fa vivere loro momenti felici e rilassanti, li aiuta a scaricare lo stress, a gestire le proprie emozioni e a comunicare con gli altri.

Solo una piccolissima parte di loro ha subito atti di bullismo durante l’attività sportiva, o a causa dello sport che pratica: quasi tutti ritengono che lo sport aiuti ad affrontare il bullismo, e hanno dichiarato che se mai venissero bullizzati mentre praticano sport sicuramente reagirebbero. Lo sport infatti aiuta a socializzare, a reagire alle ingiustizie e ad avere coraggio. Circa un quarto degli intervistati ha invece dichiarato di essere stato vittima di atti di bullismo o in ambiente scolastico o all’esterno da parte di ragazzi più grandi.

Tra tutti gli intervistati, non ce n’è nemmeno uno che non usa i social: tutti utilizzano Whatsapp, molti YouTube, TikTok e Instagram. Altri, come BeReal, Twitch, Snapchat e Twitter, sono utilizzati solo da pochi ragazzi. Tanti li usano per guardare video o film e per messaggiare, chattare o parlare con gli amici, ma anche per fare e condividere foto, informarsi su cosa succede nel mondo, sapere cosa fanno gli altri, ascoltare musica o guardare tutorial. Molti ragazzi hanno dichiarato di utilizzare i social per 2 o al massimo 4 ore al giorno, solo una piccola parte fino a 6 ore e oltre.

Molti giocano online con gli amici, i giochi più diffusi sono quelli di guerra, di avventura e di sport. Pochissimi ragazzi hanno dichiarato di essere stati bullizzati sui social: è capitato su Whatsapp, su TikTok, sulla PlayStation che qualcuno venisse insultato per un post pubblicato, o per una sconfitta in un gioco online. Questi ragazzi hanno reagito bloccando le persone che li avevano offesi o cambiando account. Hanno poi sentito il bisogno di parlarne con gli amici e con i familiari per ritrovare più serenità e sicurezza in se stessi.

E’ molto importante infatti parlare con qualcuno di tutte le cose che ci pesano e ci fanno stare male, e non tenerle dentro di noi.

 

Secondo la sua esperienza quali sono le maggiori cause di disagio giovanile? «Ogni età presenta sofferenze diverse, differenti sfide da superare. La difficoltà principale nei bambini è la separazione dalle persone, o da ciò che fanno. La pandemia li ha abituati a essere più vicini alla famiglia e a incontrare meno persone. Nei ragazzi la difficoltà è non accettarsi per come sono, ancor di più grazie ai social che mostrano solo perfezione e felicità, negando così la realtà, cioè che la vita è fatta di alti e bassi».

Come si possono aiutare i ragazzi a uscire da questi disagi? «Il primo passo lo dobbiamo fare noi stessi, ma è importante avere intorno persone fidate, pronte ad ascoltarti per avere un aiuto o un confronto».

Perché questo disagio porta alcuni ragazzi sulla strada delle dipendenze? «Quando si sta male si cerca un modo per stare bene, perché il nostro cervello è programmato per questo e a volte si cerca il modo più semplice rifugiandosi nelle dipendenze, affidandoci a qualcosa o qualcuno, come nel caso della droga o dell’alcol, di cui l’organismo diventa dipendente. Anche un’amicizia può essere “tossica” se rinunci completamente alla tua personalità per essere accettato».

 

Alla fine dello scorso secolo la tecnologia ha cambiato profondamente il nostro modo di comunicare. Soprattutto con l’arrivo dei social, che hanno aumentato l’interazione fra le persone, con aspetti positivi e negativi.

L‘aspetto positivo è che si possono conoscere nuovi amici e anche le persone con difficoltà a integrarsi possono interagire più tranquillamente, “protette” dallo schermo. Ma con le conoscenze virtuali non si trasmettono appieno le proprie emozioni.

In più, un grosso rischio è entrare in contatto con persone malintenzionate che possono farci del male sul web, o peggio in successivi incontri. Un altro rischio è mettere in pubblico materiale privato: qualsiasi immagine o video che noi pubblichiamo non verrà mai perduta, può diffondersi rapidamente o riapparire dopo anni. Anche essere sempre connessi presenta degli svantaggi: in passato una lite finiva o almeno s’interrompeva quando si “chiudeva la porta di casa”. Invece ora non c’è un confine, i contrasti continuano via web. Inoltre, una lite sviluppata in chat può essere condivisa con altri, rovinando rapporti e amicizie.

 

Classe IA: Idris Mabrouk, Tiberio Bonucci, Sveva Bruno, Cristian Buoni, Zeliha Ese, Lorenzo Ganci, Flavio Geraci, Bohdan Hontar, Altea Lombardo, Niccolo’ Monaci, Riccardo Perugini, Pierluigi Puglia, Sumejja Seferi, Salvatore Tafarella, Matteo Tridico, Anna Zamperini. Classe II: Andrea Agostino, Viola Anatrini, Ambra Armini, Matilde Bertoncini, Lara Bogea, Giacomo Brandini, Gabriela Cercizi, Valerio Cipollone, Lena Cucco, Isac Diambang, Alessandro Dinetti, Francesco Dinu, Aleandro Fabbro, Guia Fantini, Alessandro Fineschi, Luca Ilie, Leonardo Martini, Nicola Massaro, Riccardo Melis, Jasmin Orlandi, Gioele Pistoi, Enea Porceddu, Lorenzo Rossi, Andrea Tiezzi.

Docenti tutor: Fulvia Fasola, Marco Del Bigo Dirigente scolastico: Silvia Tegli

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