ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Marmocchi di Poggibonsi (SI) - 3E

Storie di famiglie, specchio dei tempi

Negli anni sono cambiate molto, soprattutto nella quantità. E noi parleremo proprio di questo

Nell’antichità le famiglie erano molto numerose perché così potevano avere molte più mani per lavorare e coltivare il campo. Una famiglia era di tipo patriarcale cioè una famiglia in cui il padre comandava. Normalmente era composta da massimo 30 persone, compresi gli zii, i cugini, i nonni e i figli e se ce li avevano anche i servi, però ciò accadeva solitamente nelle famiglie nobili e ricche con pochi componenti. Come già detto le famiglie erano di tipo patriarcale quindi tutte le decisioni politiche, economiche e sociali spettavano al padre, invece la madre aveva il compito di educare i figli e di occuparsi delle faccende domestiche. Verso il 1900 l’Occidente ha conosciuto 3 forme di organizzazione familiari diverse: la famiglia estesa o patriarcale, la famiglia nucleare e le nuove famiglie. La famiglia estesa è composta da tanti parenti e all’interno si svolgono attività produttive come l’agricoltura e l’artigianato. La famiglia nucleare è composta da genitore e pochi figli e all’interno di questa famiglia si svolgono poche attività come l’istruzione e le attività produttive. Le cosiddette ’nuove famiglie’ sono iniziate a nascere verso gli anni 70: il massimo di componenti sono 2 genitori e massimo 2 o 3 figli. Il ruolo dei genitori era diverso tra uomo e donna. La donna nel medioevo poteva svolgere solo lavori domestici e nei campi, invece, nei primi anni dell’800 cominciò ad entrare nell’ambito lavorativo della fabbrica, anche se ancora non poteva avere un’istruzione, alla fine dell’800 con lo sviluppo della società le donne cominciarono ad avere più autonomia. L’uomo, invece, nella famiglia ha sempre rappresentato colui che prende le decisioni per la famiglia e che la mantiene economicamente; quindi l’uomo ha sempre rappresentato un’autorità. Ad oggi l’uomo e la donna rappresentano la stessa autorità. Un’altra cosa che è cambiata è la quantità di figli, nell’antichità facevano molti figli per avere più mani per lavorare, ma ora che il lavoro nei campi è molto meno praticato le famiglie fanno tra un figlio a due-tre, ma c’è chi non ne fa proprio nessuno. Ultimamente sono apparse anche le famiglie mononucleari, quelle composte da un solo persona, oggi si chiamano single, che vuol dire soli. Sono uomini e donne che sono arrivati all’età adulta, magari con una posizione sociale di successo, decidono da soli, visto che non hanno un compagno di vita di staccarsi dalla famiglia di origine e di andare a vivere per conto proprio. Un’altra cosa che è cambiata è il matrimonio: il coniuge non viene scelto dai genitori, ma due si sposano per amore, quindi il matrimonio non è più un accordo tra famiglie per fini economici e politici.

Le famiglie di oggi sono molto diverse a differenza di quelle passate e si possono dividere in due tipi: quelle in cui i due coniugi o conviventi divorziano o si lasciano dopo il matrimonio; quelle in cui i coniugi o i conviventi rimangono insieme per molti anni. Nel primo caso, ovvero quello in cui i due coniugi o conviventi divorziano o si lasciano, a causa di molti problemi personali, o perché uno dei due non è più innamorato e ha trovato una nuova persona con cui avere una relazione sentimentale, la famiglia si distrugge e ciò genera sofferenza, soprattutto ai figli. Che ne risentono molto in tutti gli aspetti della loro vita, perché la famiglia non esiste più, non riescono a pensare ad altro e così soffrono molto. I figli, ma anche i coniugi-conviventi devono affrontare molti cambiamenti dal punto di vista sociale, economico e logistico. Invece, nel secondo caso, le famiglie, genitori e figli, hanno meno litigi, tensioni o cambiamenti e vivono più tranquillamente senza avere lo stress che si vive in una famiglia con i geni-tori divorziati. Le famiglie non sono cambiate solo da questo punto di vista ma anche da un altro, ovvero il luogo dove vivono. Si abita in città o nei paesi, ogni nucleo familiare vive in una casa diversa. I genitori ora sono più permissivi.

Nonno Mauro può raccontarci qualcosa sulla seconda guerra mondiale? «Certo per me è un piacere. Ricordo bene che ogni giorno i soldati tedeschi venivano nella nostra zona solo per ammazzare i polli e i maiali, quindi le nostre scorte alimentari si ridussero al minimo». Nonno Marino: «Ricordo molto bene che la carne, se si riusciva, la mangiavamo solo una volta all’anno, e tutti i giorni mangiavamo pane e latte, o pane e acqua. Poche erano le volte che sul tavolo c’erano ortaggi». Zia Diana: «Avevo 12 anni e abitavo a Tatti, vivevo in un capanno insieme ad altre 60 persone. Mangiavamo solo frutta e verdura dell’orto, bevevamo latte di capra. Ero molto fortunata perché avevo un pozzo e quindi potevo lavarmi anche più volte a settimana. Avevano appena finito di bombardare, e nel giugno del 1944 arrivarono i carri armati Americani a salvarci». La difficoltà e le atrocità della guerra furono superate grazie all’unione familiare e alla solidarietà che esisteva tra le famiglie che vivevano in uno stesso podere.

Classe 2 E: Antonio Argenziano, Aja Boudabi, Viola Borri, Francesco Clemente, Cinci Martina, Ginevra Masoni, Sofia Sardelli, Aurora Bartalucci, Youssef Hamis, Hajar Echechetyouy, Alessio Del Canto, Dea Elmazi, Alessia Guma, Maxim Grygoriev, Dalila Arcuri, Irene La Fata, Gabriele Cortigiani, Firdeus Kasemi, Sara Pistolesi, Jasmine Toto, Paris Urbina.

Docente tutor: Serena Marzi Dirigente scolastico: Annarita Magini

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