ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado San Niccolò di Prato (PO) - 2C

Se la passione diventa mestiere

Intervista a Rodorico Giorgi, professore di chimica del restauro: «Ho seguito ciò che mi appassionava»

Può una passione diventare un mestiere? La 2c del San Niccolò ha intervistato Rodorico Giorgi, professore di chimica del restauro dell’Università di Firenze, che ha svelato i dettagli del suo lavoro, riportando alla luce i ricordi di uno studente in cerca della sua strada.

Come ha scoperto la sua passione per la chimica? «Fin da adolescente ero interessato alla scienza e, vivendo a Prato, passavo molto tempo al Centro di Scienze Naturali a Galceti, dove osservavo e mi facevo domande su ciò che vedevo.

Alla fine del liceo però, non pensavo che la mia passione potesse corrispondere ad un mestiere. Sono stati i miei amici a farmi notare e capire che dovevo investire nel talento che avevo.

Così mi sono iscritto a Chimica e poi, grazie all’incontro con due professori molto appassionati, Enzo Ferroni e Piero Baglio-ni, ho proseguito con Chimica del Restauro. Questo lavoro ancora oggi mi permette di conservare la stessa curiosità che avevo da bambino: gli scienziati infatti osservano, si fanno domande, cercano l’origine delle cose».

Cosa fa esattamente un chimico del restauro? «Al contrario del restauratore non interviene direttamente sull’opera ma la esamina, dal punto di vista della sua composizione. Le opere d’arte sono fatte di qualunque materiale: pietra, vetro, metallo, pergamena, legno, carta, persino plastica. Ai miei occhi ogni opera è una combinazione di elementi, che reagisce con l’ambiente attorno e che io devo conoscere molto bene. Per farlo, utilizzo diversi strumenti, come lo spettrometro ad infrarossi, i raggi X ed il microscopio elettronico».

Come si è evoluto nel tempo il restauro? «In passato alcune decisioni venivano prese solo dagli storici dell’arte. Oggi anche i chimici del restauro possono apportare conoscenze e procedimenti scientifici, assai utili perché specifici e validati».

Come possiamo proteggere le opere che conosciamo? «Sicuramente osservando con attenzione le opere che abbiamo intorno. Dall’opera di Moore in piazza San Marco, ai Murales di Blu, agli affreschi che avete qui a scuola. Osservate, vedrete allora come cambia un’opera nel tempo, la conoscerete meglio. Questo è il primo passo indispensabile». Il professore, alla fine dell’incontro, ha ringraziato i ragazzi e si è detto molto felice di aver ricordato con loro la scoperta della sua vocazione. I ragazzi sono stati molto colpiti dallo spirito di osservazione del professor Giorgi e l’incontro li ha anche aiutati a rispondere alla loro domanda: l’affetto degli amici e l’esempio dei maestri sono ottimi punti di riferimento per orientarsi lungo la strada.

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