ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Renato Brogi di Sesto Fiorentino (FI) - 3A

Il tempo non è solo un ticchettio

Dalla misurazione alla scoperta di come i neuroni influenzino la percezione del suo scorrere

Il 2023 ha appena inaugurato il suo corso, i primi due mesi sono già volati via e il tempo passa anche mentre state leggendo questo articolo. Ma non tutti hanno avvertito lo scorrere di questi primi mesi allo stesso modo.

Proviamo a capirne il perché.

Fin dall’antichità l’uomo ha sentito la necessità di misurare il passare del tempo in modo che non rimanesse una mera percezione ma fosse un fenomeno quantificabile. Il concetto di tempo è stato collegato a eventi di tipo periodico, inizialmente legati all’osservazione della quotidianità come l’alternarsi del giorno e della notte. Nei secoli sono stati inventati strumenti come la clessidra e la meridiana, fino ad arrivare al pendolo e agli orologi. Le unità di misura del tempo sono i secondi, i minuti e le ore che scandiscono lo scorrere delle nostre giornate.

Pensiamo al ticchettio di un orologio, alla schermata di un cellulare dove, a caratteri cubitali, appaiono la data e l’orario che ci ricordano costantemente l’organizzazione della giornata.

Quindi, misurare il tempo ci permette di pianificare al meglio le nostre attività quotidiane o future. Abbiamo parlato di misurare, abbiamo attribuito un valore numerico, ma come viene percepito il tempo? È capitato a tutti di avere la sensazione che un minuto sembri infinito. Da cosa dipende? Dall’età, dalle emozioni o da entrambe? Negli ultimi decenni sono stati effettuati di-versi studi sul cervello per capire il suo legame con la percezione del tempo.

David Eagleman, neuroscienziato dell’Università di Houston, facendo lanciare in sicurezza alcuni volontari da un traliccio alto 45 metri, ha dimostrato che il cervello, quando ha paura, pensa più lentamente. Il cervello è in grado di codificare la durata degli eventi attraverso la produzione di impulsi nervosi in risposta a stimoli esterni. Questi impulsi possono essere utilizzati per calcolare la durata di un evento. I ricercatori hanno inoltre scoperto che entrano in gioco fattori come età, memoria di esperienze fatte, emozioni. Oltre alla paura, anche stress e noia fanno sembrare che il tempo scorra più lentamente, mentre le situazioni piacevoli lo fanno passare più velocemente.

Gli anziani percepiscono il tempo in modo accelerato a differenza dei giovani perché hanno cambiamenti fisiologici e psicologici dovuti all’invecchiamento. Quindi, il nostro orologio/tempo interno fatto di memorie, esperienze, emozioni, età non è sincronizzato con quello che portiamo al polso.

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