«Io non sono razzista, però…»
Dal ragazzino di Venturina aggredito da alcune coetanee perché ebreo a tanti altri episodi purtroppo accaduti
Affrontiamo la tematica del razzismo perché siamo rimasti molto colpiti dagli ultimi eventi accaduti al bambino di Venturina il 25 gennaio. Così abbiamo iniziato a documentarci su questo fenomeno, cercando di capire quanto è presente nella nostra società e in quali forme: i risultati non sono stati rassicuranti…
Negli ultimi mesi, infatti, i dati riportano numerose aggressioni violente di matrice razziale e xenofoba a danno di stranieri: neri, rom, islamici.
Un rapporto del 2020 sugli episodi di razzismo e discriminazione avvenuti in Italia tra il 2008 e i primi mesi del 2020 evidenzia 5.340 casi di violenze verbali, 901 aggressioni fisiche contro la persona, 177 danneggiamenti alla proprietà, 1.008 casi di discriminazione. I fenomeni xenofobi, tuttavia, non riguardano esclusivamente gli atti violenti e aggressivi, ma il dilagare di una cultura razzista, piena di stereotipi e pregiudizi. Dai dati che abbiamo ritrovato sul web, possiamo affermare che una buona parte degli italiani ad esempio, tende a tollerare o giustificare comportamenti xenofobi. La maggioranza del Paese, circa il 62%, e soprattutto quella giovanile, è tendenzialmente antirazzista, ma molti, troppi, restano gli atteggiamenti razzisti o di aperta intolleranza verso «i diversi».
Dichiararsi aperti e solidali e poi mettere in pratica questi atteggiamenti, però, non sempre coincide. In pochi ammetterebbero pubblicamente posizioni apertamente razziste, ma nei fatti poi, dimostrano di mantenere stereotipi e luoghi comuni che inducono ad atteggiamenti poco favorevoli verso chi professa altre religioni, chi ha un colore della pelle diversa o chi manifesta altre culture.
Basti pensare a quello avvenuto a Venturina dove un bambino di dodici anni, è stato insultato e picchiato da delle quindicenni solo perché ebreo. O il caso di Willy, il ragazzino originario di Capo Verde, picchiato a morte, o per rimanere nella nostra zona, dell’aggressione da parte di tre uomini a un senegalese che a loro dire, non aveva pagato l’affitto. Ma ci rendiamo conto che non occorre arrivare a questi estremi, razzismo vuol dire anche semplicemente escludere qualcuno perché professa un’altra religione o non voler sedere vicino ad un compagno di un altro colore della pelle, o stringere un po’ più la borsa a sé, quando incrociamo, una donna rom per la strada. Noi tutti siamo e saremo sempre gli stranieri di qualcuno, imparare a vivere insieme e combattere il razzismo è l’unica soluzione. E le vere armi non possono che essere la conoscenza, la convivenza e la consapevolezza e imparando davvero che la diversità è la nostra vera ricchezza.