ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Paese delle chiare e dolci acque

L’importanza di non sprecare il nostro «oro blu» e la fortuna di abitare in una zona che ne è ricchissima

Il 28 dicembre 2010 l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto l’accesso all’acqua potabile come un diritto umano universale e fondamentale. L’acqua è tra le risorse più importanti per l’uomo e tutti dovrebbero poterne godere in maniera indiscriminata, senza distinzioni di classe sociale, sesso o etnia. Purtroppo assistiamo a una disomogenea distribuzione di acque nel globo. I due terzi della popolazione mondiale si trovano in stress idrico: possiamo dimostrare ciò con la grande differenza dei 600 litri al giorno consumati negli Stati uniti contro i 30 dell’Africa.

Nel «terzo mondo» le acque sono sempre più inquinate dai centri urbani. Molti cittadini spendono il poco denaro che hanno per acquistare acqua potabile e chi non può permettersela beve acqua inquinata con gravi rischi per la salute e la vita stessa. La generale mancanza d’acqua causata dal surriscaldamento climatico compromette inoltre la produttività agricola, peggiorando la situazione alimentare mondiale. Da ciò l’urgenza di trovare soluzioni per evitare che l’ulteriore aggravamento generato dalla privatizzazione dell’acqua crei un divario insanabile e annienti quelle aree svantaggiate che sono, oltretutto, succubi del mercato dell’acqua. Fondamentale ricordare l’impegno dell’Agenda Onu 2030 che, con il sesto obiettivo, indica quali massicci traguardi sono ancora da perseguire a breve termine.

Di fronte a problemi di tale portata, noi studenti che viviamo ai piedi del Monte Serra e in un bacino idrografico ricchissimo ci sentiamo privilegiati: il nostro terreno è ricco di sorgenti che ci danno molta acqua buona e fresca. Il basso tasso di inquinamento ci permette di bere direttamente dalla sorgente e dal rubinetto delle nostre case facendoci, oltre che risparmiare, anche limitare l’uso della plastica.

Persino spostandoci di pochi chilometri nella pianura, troviamo molti paesi limitrofi che non hanno questa fortuna: la loro acqua ha una forte concentrazione di calcare che non la rende gradevole e danneggia le tubature e i rubinetti. E’ comprensibile quindi che, durante il periodo estivo, molte persone vengano a frescheggiare tra i nostri rilievi senza perdere l’occasione per riempire taniche e bottiglie di «acqua buona».

«L’oro blu» della nostra terra è un dono preziosissimo che impone il massimo rispetto e il minimo spreco. Occorre diffondere la cultura dell’uso consapevole sin dalle minime azioni. Passeggiando tra gli uliveti ci piace notare una pratica antica e rispettosa dell’equilibrio dell’ambiente: i proprietari dispongono grandi contenitori per raccogliere acqua piovana da utilizzare per le colture.

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