ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

«Nuovi spazi di apprendimento»

Alla scuola Papi il “vuoto” è stato riempito da arredi dove gli studenti possono incontrarsi e studiare

VIAREGGIO Il nuovo anno scolastico ci ha portato alcuni cambiamenti nei corridoi e nell’atrio della nostra scuola, come abbiamo visto fin dai primi giorni. Ci siamo trovati davanti costruzioni nuove e un po’ bizzarre, ma dopo poco tempo abbiamo trovato la spiegazione a tutto. Si tratta infatti di nuove installazioni, tutte dal nome diverso: i “Ridewall” sono luoghi dove gli alunni a due a due vengono mandati per studiare, conversare e chiarirsi; le “oasi” sono spazi più grandi dove gli studenti, durante le pause, possono fare merenda in compagnia; c’è infine un “tavolo-fiore” dove durante le lezioni piccoli gruppi di studenti fanno approfondimenti o attività di recupero.

Il progetto è nato per rispondere a un’esigenza dei ragazzi, che chiedevano un ambiente confortevole e accogliente, avevano piacere di qualcosa che li facesse sentire un po’ come a casa. Partendo da questa idea e discutendone, abbiamo cominciato a sviluppare varie soluzioni: chiaramente non era possibile fare tutto da soli e ci siamo fatti aiutare nella progettazione e nella realizzazione. Nella nostra scuola già da alcuni anni ci sono le aule laboratoriali, dove ogni professore fa le sue materie, e i corridoi sono attrezzati con gli armadietti, uno per ciascun ragazzo, dove poter tenere libri e quaderni quando non servono in classe. Grazie al contributo ricevuto nell’ambito del progetto “L’ora di lezione non basta” (con la sigla LODLNB) e a una condivisa logica di innovazione, la scorsa estate la scuola ha messo in piedi un grande cantiere. Del progetto si è poi interessato l’architetto Mao Fusina, che è venuto a scuola e ha guardato gli spazi per capire come riorganizzarli. Il risultato è che ora ogni spazio della scuola può essere sfruttato ed è a disposizione dei ragazzi. Per buona parte della scorsa estate alcuni professori, i ragazzi e perfino i genitori sono venuti a scuola a lavorare sul progetto, anche chi non aveva mai tenuto un pennello in mano; è stato importante l’intervento del partner di progetto, i falegnami dell’associazione “Oikos”, che sulla base dei disegni hanno sezionato il legno e assemblato le cose più difficili per poi insegnare come svolgere le fasi di verniciatura e montaggio. Alla fine è stato divertente mettere anche soprannomi alle nuove costruzioni: noi studenti le chiamiamo “casine” oppure “confessionali” o ancora “tavolo zigzagato”. Vicino a questo e alla finestra del primo piano, sono state montate anche mensole particolari e, come tocco finale di arredo, le fioriere. Tutto questo viene usato non solo per studiare: sono ambienti dove i ragazzi possono andare anche per pochi minuti per confrontarsi e chiarirsi: il risultato è stato proprio questo, i ragazzi hanno impiegato gli spazi nel modo richiesto e questa è stata la risposta che il progetto ha avuto successo.

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