ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Acqua, bene prezioso di Trevi

Seguendo il corso dei nostri fiumi possiamo conoscere la geografia e la storia del territorio

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, che si celebra il 22 marzo, abbiamo riflettuto sull’importanza di quello che viene definito “l’oro blu del pianeta”. Un bene che spesso viene sottovalutato e poco rispettato, perché noi ne abbiamo in abbondanza. In particolare siamo andati a ricercare il legame storico che intercorre tra il nostro territorio e l’acqua. La Valle Umbra e il fiume Clitunno.

Nella Valle Umbra abbiamo un complesso bacino idrografico che interessa la zona tra Spoleto e Torgiano e comprende quindi anche il territorio di Trevi. In quest’area scorre il torrente Marroggia con i suoi affluenti.

Lungo il suo corso, il Marroggia diventa Teverone e, dopo aver raccolto anche le acque del fiume Clitunno, prende il nome di Timia. Il Clitunno, uno dei fiumi principali della Valle Umbra Sud, è un corso d’acqua perenne, che scorre per circa 16 km e ha origine da due sorgenti principali situate a valle nella località di Campello sul Clitunno.

I rami. All’altezza della località Casco dell’Acqua il Clitunno si divide in due rami: uno diretto verso Bevagna e l’altro che passa sotto il Marroggia. Il ramo principale, che devia verso Bevagna, attraversa la località Casevecchie di Foligno; qui il nobile folignate, Francesco Jacobilli, proprietario di un’antica azienda agraria, avviò un processo di bonifica per rendere quest’area salubre e produttiva.

Le Fonti e il Tempio.

Le Fonti alimentano il fiume e il laghetto che prende il loro stesso nome, mentre la sorgente il Tempio rifornisce gli acquedotti locali di Campello sul Clitunno e Trevi. Accanto alla sorgente il Tempio è possibile ammirare il Tempietto sul Clitunno, un edificio dalle forme classiche, forse un antico tempio pagano dedicato a Giove Clitunno, danneggiato dal terremoto. Gli studiosi fanno risalire la sua ricostruzione ai secoli IV-V d. C. e lo considerano una preziosa testimonianza di età longobarda; infatti è considerato uno dei sette luoghi del sito “Italia Langobardorum. Centri di potere e di culto (568-774 d.C.)”.

Anche Plinio il Giovane elogia le bellezze di questo luogo, che, nel 1852, grazie all’opera voluta dal Conte Paolo Campello, riacquistò l’antico splendore di età romana. L’antico Cleoton. Il fiume Clitunno anticamente aveva tre nomi: Cleoton, Cleo o Cliton.

In epoca classica, il fiume era diviso in due zone: una sacra dedicata ai riti, che corrispondeva alla zona dei sorgenti e l’altra profana dedicata ai bagni e ai divertimenti.

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