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Quando la nostra città si rifà il trucco

Viaggio nella riqualificazione urbana a Prato: cultura, sport, socialità convivono. E sono accessibili a tutti

Prato è una città che affonda le radici negli stracci, nei telai e nella lana. Molte delle antiche fabbriche nel corso degli anni sono andate distrutte e altre hanno rischiato di scomparire, ma grazie ai numerosi progetti di riqualificazione urbana da parte del Comune e non solo, tante hanno avuto la possibilità di una seconda vita. Questi edifici non sono solo il nostro passato, ma il nostro futuro e con la riqualificazione sono diventati centri culturali, artistici, sportivi e luoghi dedicati alla socialità.

«Riqualificazione urbana» è un termine che va molto di moda ma non sempre alle parole corrispondono i fatti. Se fatta in modo virtuoso e permanente, la riqualificazione influisce positivamente sulla qualità della vita di tutta la città. Una delle riqualificazioni dell’architettura industriale a Prato maggiormente riuscite è quella dell’Ex Cimatoria Campolmi. La fabbrica, costruita dentro le mura, era in stato di abbandono e per molti anni è rimasta nascosta ai molti.

Oggi al suo interno troviamo il Museo del Tessuto, il più grande in Italia, e l’Istituto Culturale e di Documentazione “A. Lazzerini” (la bellissima biblioteca).

Quando si parla di riqualificazione urbana intendiamo un insieme di azioni che mirano a recuperare e riqualificare il patrimonio edilizio preesistente. La logica con cui si interviene deve mettere davanti a tutto il benessere dei residenti e il rispetto per l’ambiente, associando alla rigenerazione degli edifici e degli spazi, anche interventi di tipo culturale, sociale, economica e ambientale. In quest’ottica si inserisce la riqualificazione nel corso degli anni degli ex Macelli, oggi sede del cantiere culturale di Officina Giovani. Gli ex Macelli comunali sono diventati così un luogo di aggregazione e di coworking a disposizione dei giovani. Al suo interno si svolgono concerti, spettacoli teatrali, mostre e performance. Officina Giovani rappresenta oggi un luogo importante di scambio culturale e di studio. Riqualificare è un po’ sinonimo di riusare e si lega alla presa di coscienza delle istituzioni e dei singoli cittadini che il mondo si può rendere un posto migliore in cui vivere, partendo dal risistemare l’angolo in cui viviamo. La ’Corte di via Genova’ è un progetto esemplare di recupero di spazi industriali, grazie all’associazione culturale SC17. Il progetto nasce all’interno dello spazio industriale dell’ex Lanificio Bini, inizialmente solo come studio personale di Chiara Bettazzi, si è trasformato nel tempo in un vero e proprio progetto che ha visto la corte passare da luogo industriale abbandonato a spazio condiviso da giovani creativi. SC17 è uno spazio no profit formato da un gruppo di artisti e curatori, che realizzano progetti legati all’arte contemporanea e all’archeologia industriale.

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