ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Mai più distanti, il grido dei ragazzi

Gli studenti della Scuola Secondaria di primo grado raccontano le loro esperienze durante la pandemia

Noi ragazzi incoscienti eravamo felici di entrare in DAD, un acronimo mai sentito prima, ma non avevamo la minima idea di quello che sarebbe successo. E oggi, a distanza di due anni, la nostra vita scolastica e sociale è stata completamente sconvolta.

La scarsa connessione, le continue interruzioni, il non riuscire a seguire hanno causato un vuoto e questo vuoto non è stato ancora totalmente colmato. La paura incessante e l’ansia di non fare bene ci hanno destabilizzato a lungo, ma il terrore più grande è stato appunto il non riuscire ad essere noi stessi.

Nonostante il ritorno a scuola, nulla era più lo stesso: mascherine, distanze, igienizzanti, tamponi e la misurazione della febbre all’entrata di scuola. Abbiamo a lungo sperato che questi cambiamenti fossero temporanei, ma questa nostra speranza è diminuita giorno dopo giorno vedendo i numeri spaventosi di contagi e decessi.

Il lockdown può essere considerato il blackout della nostra vita, infatti il pensiero della DAD ci ha solo portati a credere che fosse una pausa dalla scuola e da tutti i nostri impegni.
Con il passare del tempo abbiamo iniziato a comprendere che fosse un argomento molto
più serio e concreto di quanto pensassimo.

Tra le tante conseguenze del lockdown spiccano l’interruzione delle nostre relazioni sociali, l’impossibilità di vedere amici e parenti, il divieto di fare sport, che per noi ragazzi rappresenta un momento di divertimento e socialità, di sfogo, o solamente un passatempo, e
quando sono stati chiusi per tanto tempo palestre, campi sportivi e piscine abbiamo iniziato a stare emotivamente male.

Oggi la nostra vita quotidiana sta nuovamente riacquisendo forme e ritmi simili alla vita di prima, ma stiamo cercando nonostante tutto di mantenere un comportamento ed un atteggiamento più responsabile in memoria delle infinite giornate passate a casa.

L’emergenza sanitaria ha reso evidente come l’origine e la proliferazione dei rischi, a differenza che nel passato, non siano riconducibili a cause esterne, ma rimangano interne alla società stessa.
Lo stato d’emergenza è ormai la norma piuttosto che l’eccezione.

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