ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Il Carnevale e la festa delle Lanterne

Le tradizioni di due culture a confronto (con tante similitudini): febbraio come si vive in Cina e in Italia

«In Cina non esiste il Carnevale». Sono queste le parole di alcuni studenti della classe 2 B della scuola San Niccolò, di fronte alla prima discussione sulle origini del Carnevale e sulle tradizioni riguardanti i festeggiamenti nella propria famiglia. Così in classe l’attenzione si sposta sulla loro storia. «In Cina», raccontano Lucy, Kevin, Vittorio, Elisa e Serena, «non c’è il carnevale, ma a febbraio abbiamo la festa delle Lanterne, che segna la fine del Capodanno».

«In quel giorno», sottolinea Lucy, «si mangiano delle piccole palline di riso piene di frutta e noci, chiamate Yuanxiao a nord della Cina e Tangyuan a sud».

«Così come qui ci sono i cenci o le chiacchiere, chiamate con nomi diversi a seconda delle regioni», dice in coro la classe. Il racconto, prima tiepido e stentato, si accende, ed Elisa spiega che in occasione della festa le strade e i vicoli sono addobbati con tante lanterne che poi vengono accese e fatte volare nel cielo notturno. C’è chi affida alla lanterna un desiderio o una speranza. Alcuni scrivono enigmi su foglietti di carta e li appendono sulle lanterne colorate affinché le persone che passano possano risolverli. Il colore predominante è il rosso, simbolo della felicità e della buona fortuna. Poi ci sono tanti fuochi d’artificio colorati che rendono ancora più luminosa la notte. Molte feste locali hanno aggiunto spettacoli popolari tradizionali come la danza del drago, il gioco del leone e i trampoli. «Durante le feste di Capodanno», aggiunge Lucy «c’è anche un gioco simile a quello della pentolaccia». Ecco che le mani si alzano e Costanza sottolinea come la pentolaccia, chiamata anche pignatta, sia sempre stata presente nei giochi di Carnevale della sua famiglia: «Una pentolaccia fatta di carta, con dentro coriandoli e caramelle. Un gioco divertente: un membro della famiglia bendato prende un bastone e colpisce la pentola di carta fino a quando non si rompe e cadono coriandoli e caramelle; i bambini poi si accalcano e li raccattano tra le risate generali». Nascono domande sul gioco e così la classe scopre che Marco Polo fa risalire le origini della pentolaccia alla Cina. Il celebre viaggiatore vissuto a cavallo tra il XIII e XIV secolo lo racconta ne ’Il Milione’, l’ opera letteraria in cui è raccolta la relazione dei suoi viaggi in Estremo Oriente.

Probabilmente venivano usate statuette rivestite di carta colorata e dentro c’erano semi. Le persone le rompevano con dei bastoni, poi raccoglievano i semi che erano caduti per terra e li piantavano; la carta invece la bruciavano e conservavano le ceneri come buon augurio per il raccolto del nuovo anno. Tradizioni diverse si incontrano e si intrecciano.

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