Casertano, una vita per il fumetto
Il grande disegnatore di Dylan Dog e Tex si sofferma sull’importanza del linguaggio delle immagini
In questa intervista, Giampiero Casertano, grande sceneggiatore e disegnatore di fumetti tra cui i famosissimi Dylan Dog e Tex, svela ad alcuni fortunati ragazzi la sua vita e carriera da fumettista, soffermandosi sull’importanza del linguaggio delle immagini.
Casertano, come è nata la sua passione per il fumetto? «Non ricordo un momento preciso, ho sempre avuto la passione per il disegno. Presto mi sono reso conto che disegnavo meglio di come parlavo. Amavo disegnare tutto ciò che vedevo: ad esempio, un giorno andai ad un funerale, una volta tornato a casa trasformai in immagini tutte le scene, ricordo ancora i cappelli delle signore. Un giorno una professoressa delle medie di educazione Tecnica, dopo aver visto un mio disegno, mi invitò ad andare da un famoso fumettista e disegnatore di nome Leone Cimpellin, il quale mi pro-pose di collaborare alla realizzazione delle chine dei tascabili Johnny Logan e Guerre d’Eroi per la Dardo. Ho imparato a disegnare, come si suol dire, ’a bottega’».
Quale il suo primo fumetto? «Il mio primissimo fumetto lo realizzai quando andavo a scuola, il protagonista si chiamava capitano Chern. Io ci sono molto affezionato» A cosa sta lavorando adesso? «In questo momento sto lavorando ad un cartonato della storia di Tex. Si tratta di una collaborazione con lo sceneggiatore Pasquale Ruju».
Tutti i suoi fumetti sono disegnati a mano? «Sì, tutti i miei fumetti sono realizzati a mano. Adesso si sta diffondendo molto il disegno digitale, ma io continuo a preferire quello a mano. Infatti, il disegno manuale permette di conservare una copia originale e solo il fatto di poterla toccare fa ricordare il tempo e la passione impiegati nel realizzarla».
Quali sono le potenzialità del fumetto? «Ogni persona che legge un fumetto può dare caratteristiche al personaggio: ad esempio, la voce non tutti se la immaginano allo stesso modo. Mi spiego con un aneddoto: diversi anni fa, la Pimpa, nata come fumetto, fu trasformata in un cartone animato. Quando riunirono alcuni bimbi in una sala per vedere se la Pimpa, in cartone animato, piacesse, una bimba disse di no. Il motivo era semplice: nella sua testa quella non era la voce della Pimpa. Il fumetto ha grandi potenzialità , perché aiuta a lavorare con la fantasia».
Quali consigli darebbe a chi vuole intraprendere la carriera del fumettista? «Al giorno d’oggi è più difficile poiché i lettori stanno diminuendo. Per intraprendere la carriera bisogna armarsi di pazienza e disponibilità . Non basta saper disegnare: bisogna studiare molto tutto ciò che ci circonda».