Videogiochi: passione o dipendenza?
Se usati con buon senso diventano strumenti di apprendimento, ma possono sfuggire al nostro controllo

Noi giovani d’oggi sentiamo un’irrefrenabile attrazione per il mondo dei videogiochi, un piacere a cui è difficile resistere e al quale quasi nessun ragazzo è sottratto. Come mai è così difficile farci smettere di giocare ai videogiochi? I nostri genitori provano a darci dei limiti… ma spesso ci opponiamo e non è così facile rispettare i tempi pattuiti. Giocare ai videogiochi è un’attività ripetitiva e monotona, poiché al giocatore non viene richiesto di creare, ma di seguire un meccanismo già strutturato e di allinearsi ad esso per poter vincere.
L’uso prolungato dei videogiochi non stimola fantasia, immaginazione e creatività ma genera un effetto quasi ipnotico che spesso provoca nausea, mal di testa e difficoltà ad addormentarsi. Studi scientifici dimostrano che, durante una seduta di gioco, i livelli di dopamina – il neurotrasmettitore che regola l’umore – aumentano drasticamente nei bambini e negli adolescenti, provocando reazioni impulsive, rabbia, delusione e frustrazione. Ma se creano tanti disturbi, perché non riusciamo a “uscire” da un videogioco? La risposta è neurologica, il nostro cervello viene nutrito dagli appagamenti che derivano dai livelli di gioco superati, se si inter-rompe in anticipo è come vedersi sottrarre una fetta di torta dal piatto, prima di essere arrivati a metà. Le ricompense dei videogiochi sono a intermittenza e non conclusive, spingono a rimanere attaccati allo schermo per ore, senza renderSI conto del tempo che passa. Il gioco potrebbe non avere mai fine, in alcuni casi c’è la possibilità, ma potrebbero volerci giorni. L’Oms definisce questo tipo di dipendenza gaming disorder, indicando come l’incapacità di controllo sull’attività del gioco, colpisca maggiormente i ragazzi che soffrono d’ansia e depressione, perché più predisposti a rifugiarsi in un mondo virtuale.
I videogames sono dunque così pericolosi e diseducativi? Dipende. Se utilizzati con moderazione e buon senso possono diventare strumenti d’apprendimento e antistress. Esistono videogiochi che stimolano il problem solving, in cui bisogna risolvere enigmi come Brain out e Brain test; altri che sviluppano la socialità come Minecraft oppure Hay day. Negli ultimi tempi hanno riscosso grande successo i videogiochi che stimolano il movimento; ne sono un esempio Just dance e Ring Fit, che richiedono di eseguire movimenti a tutto corpo, esercizi aerobici e giochi di equilibrio per migliorare la forma fisica e mantenersi allenati. In ogni caso, bisognerebbe mettere in atto alcune strategie: pattuire insieme agli adulti il limite di tempo da trascorrere davanti allo schermo e programmare attività alternative da svolgere dopo aver chiuso il videogame.