ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Il lockdown e la via d’uscita

Come internet ci ha tenuto una finestra aperta durante questi due difficili anni legati alla pandemia

A due anni dall’inizio dell’incubo di questa pandemia abbiamo ormai tutti chiaro che le restrizioni, il distanziamento sociale e il lockdown sono stati attuati per proteggerci. Hanno però avuto una ricaduta negativa sul nostro umore, rendendoci spesso tristi, senza la possibilità di avere rapporti quotidiani con amici e parenti.

Fortunatamente la tanto demonizzata tecnologia ci è corsa in aiuto e molti hanno imparato ad apprezzare di più ciò che prima davano per scontato o che non conoscevano; negli ultimi anni non sono mancate valide ragioni per criticarne gli effetti negativi sulla società: dipendenza da smartphone, dai social, violazioni della privacy, cyberbullismo, fake news, body shaming, quasi come se internet fosse diventato un nemico. Invece dalla scuola al tempo libero la tecnologia è stata uno strumento indispen-sabile che ci ha permesso di non perdere il contatto con la realtà, di mantenere vivi i rapporti sociali e farci sentire meno la solitudine. Niente cinema, concerti, pizza con gli amici, partite di calcio: in pratica zero vita sociale. Questo difficile momento ci ha costretti a cambiare drasticamente le abitudini di vita, rimanendo confinati all’in-terno dei nostri appartamenti: Internet invece è senza confini e ci ha aperto alla conoscenza di nuovi mondi. Stiamo riscoprendo che enorme ruolo esso giochi nelle nostre vite, abbiamo da un giorno all’altro riaperto gli occhi su quanto sia fondamentale per mantenere la nostra società funzionante e unita.

Abbiamo imparato a fare quat-tro chiacchiere in videochiamata con amici che vivono lontani o anche solo al piano inferiore; abbiamo potuto fare gli auguri di Natale ai nonni anche quando non potevamo abbracciarci; festeggiare i compleanni con gli amici e i parenti. Sì, non era la stessa cosa ma è stato bello lo stesso.

Noi nativi digitali siamo diventati i tutor dei nostri nonni e per una volta siamo stati noi ad insegnare qualcosa a loro, come ad esempio fare una chat o una videochiamata di gruppo. Abbiamo imparato sulla nostra pelle quanto ci hanno ripetuto i nostri insegnanti per anni: ascoltarci.

Il fatto di trovarsi in una situazione di questo tipo ha naturalmente trasmesso a tutti la necessità di rispettare con più attenzione i turni di parola e di segnalare quando si voleva intervenire.

Sfruttando la tecnologia abbiamo cercato di evitare una totale solitudine. Stare da soli è stata anche un’esperienza nuova e arricchente, abbiamo imparato a conoscerci meglio, a capire i nostri limiti ed il nostro carattere, a capire quanto valiamo davvero e a renderci conto che siamo molto più forti di quanto sembriamo, ma alla lunga rischia di essere più che altro pesante.

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